«Avvenire»: il Lazio apre una pagina nuova

Una nuova veste grafica è un po’ come il vestito nuovo che caratterizza un personaggio, rendendolo immediatamente identificabile. È come se Zagor cambiasse abito, come se Dylan Dog cambiasse il colore della sua famosa camicia rossa. Capiremmo subito che c’è un mutamento in atto. Questo cambiamento è avvenuto anche per «Lazio Sette», scandito da tre tappe importanti.

Nato come inserto regionale che «Avvenire» ancora oggi pubblica ogni domenica, il progetto editoriale prevedeva singole pagine delle diocesi aderenti al progetto. Un buon risultato per gli anni in cui è nato, ma con alcune lacune. Ad esempio l’affiancamento di diverse pagine la cui unica connessione era quella di far parte della stessa regione, oppure una non chiara linea editoriale. Per questo, è stata creata una redazione regionale con la funzione di coordinare le diocesi aderenti al progetto negli argomenti da trattare, per non creare ripetizioni, per far crescere la qualità dell’informazione e incentivare il coinvolgimento della regione.

Novità importante è stato l’inserimento di due pagine regionali, per avere uno sguardo ampio su argomenti che coinvolgono un territorio vasto come quello del Lazio. Questioni come lavoro, disagi sociali o disastri ecologici sono stati visti nell’articolata complessità di situazioni sociali diverse e sono diventati problemi di tutti. Il passaggio non è stato semplice e ha richiesto tanto tempo. Nel 2000 l’allora incaricato regionale, monsignor Domenico Pompili, ora vescovo di Rieti, iniziò questo processo, ma è stato solo il 1° dicembre del 2013 che, con timore e tanto lavoro, è uscita la prima copia del nuovo «Lazio Sette». Guidati da Salvatore Mazza, giornalista di «Avvenire», i direttori degli Uffici per le Comunicazioni sociali di 12 diocesi hanno iniziato in punta di piedi questo cammino. Per quasi quattro anni Mazza ha sviluppato il progetto, ottenendo buoni risultati. Nel piano iniziale c’era l’idea che le diocesi dovessero farsi carico di guidare la redazione regionale. Questo passo successivo è compiuto a partire da marzo 2017 con tre giovani giornalisti delle diocesi laziali: Costantino Coros, Monia Nicoletti e Simona Gionta. Affiancati da Salvatore Mazza e sostenuti dalla redazione Inserti di «Avvenire», hanno fondato la cooperativa Mosaico che da dicembre 2017 ha preso la gestione delle pagine.

Dal primo numero di gennaio 2018 – l’altro ieri – la nuova veste grafica ha voluto segnare questo passaggio. Strumenti importanti di questi anni sono state le inchieste, i reportage e gli approfondimenti: finestre aperte sul Lazio che hanno dato voce a urgenze come terremoto, lavoro, emergenza rifiuti e criticità ambientali. Con l’anno nuovo inizia la rubrica «Generazione giovani» che aiuterà a vivere il prossimo Sinodo non da spettatori, ma ascoltando le voci dei protagonisti. Viene così accolta l’istanza di papa Francesco di dar voce alle giovani generazioni.

La novità del 2018 non sarà solamente la rubrica. Saranno, infatti, ripresi e affrontati macro- temi come lavoro, impresa, solidarietà, dipendenze, scuola, educazione, legalità, per conoscere, approfondire e analizzare ogni realtà attraverso la voce di chi opera nel sociale, di chi lotta per ricostruire la speranza o di chi vive i grandi disagi del nostro tempo. Si cercherà di raggiungere in particolare due obiettivi: dar voce a chi non ha voce, come tante realtà “minori” che agiscono in modo evangelico creando piccole reti solidali, e accogliere quanto il Papa chiede a chi lavora nel settore delle comunicazioni sociali, ossia combattere le “notizie false” per dar vita a un “giornalismo di pace”.