Movimento per la Vita

“Avrò cura di te”: l’accoglienza del nascituro come modello. Riuscito l’evento del Movimento per la Vita

La sezione reatina del Movimento per la Vita ha promosso un incontro con gli studenti universitari e del triennio delle scuole superiori per riflettere sul tema “Avrò cura di te”, proposto quest’anno per il Premio internazionale dedicato ad Alessio Solinas

C’è chi passa oltre e c’è chi invece si prende cura. Il modello è il buon samaritano della celebre parabola, che rispetto al sacerdote e al levita «che fanno brutta figura», si ferma e mette tutta la sua cura nell’aiutare chi ha bisogno. Lo ha ricordato monsignor Luigi Aquilini all’assemblea, in gran parte di giovani, riunita sabato mattina nell’aula magna del Polo universitario reatino per riflettere sul tema “Avrò cura di te”, proposto quest’anno dal Movimento per la Vita per il suo 32° Premio internazionale dedicato ad Alessio Solinas.

Aperto agli studenti del triennio di scuola superiore e universitari, il concorso mette in relazione il nascituro, quale “prossimo” spesso dimenticato e “particolarmente ultimo”, con l’essere umano giudicato non completamente titolare di diritti in una logica di produttività e di efficienza: il disabile, l’anziano non più in sé, il malato grave.

L’incontro, promosso dalla sezione di Rieti del Movimento per la Vita, presieduta da Maria Laura Petrongari, aveva un carattere divulgativo, volto ad attirare l’attenzione dei ragazzi, e degli altri intervenuti, sul dovere etico e civile del “prendersi cura” della vita umana sin dal suo concepimento. Un punto fermo che ha indubbiamente il suo riferimento all’etica cristiana, ma che prescinde da un discorso di fede, perché soggiace a una mentalità che il pro-vicario generale, invitato a introdurre l’incontro, ha sottolineato essere particolarmente necessario far maturare: quella «per cui la vita è un grande dono e occorre aprirsi a uno spirito di accoglienza e solidarietà». Lo sa bene lui, che con il cuore nella sua Amatrice segue in modo particolare l’impegno della ricostruzione. E si è rivolto ai ragazzi ricordando che, in questo impegno di accoglienza e solidarietà, «voi giovani siete i primi».

La mattinata ha avuto l’appoggio di diverse realtà e associazioni di natura ecclesiale e laica del territorio reatino ed è stata possibile grazie alla Sabina Universitas, che ha messo a disposizione lo spazio, e al sostegno dell’Ufficio scolastico provinciale, che ha favorito la partecipazione delle scuole. Presenti all’incontro liceali dello scientifico “Jucci” e del pedagogico “Elena Principessa di Napoli”, ma anche dall’artistico e dal classico, grazie alla sensibilità degli insegnanti di religione, sollecitati dall’Ufficio scuola diocesano, e di altri docenti. Presenti anche alcuni universitari dei corsi dell’area professioni sanitarie del polo reatino, tutti ad ascoltare le sollecitazioni proposte innanzitutto dal ginecologo Alberto Virgolino in merito alla dignità del concepito e al dovere di “prendersi cura” del nascituro.

Il riconoscimento di questa sua piena dignità, ha spiegato il professor Virgolino, non è del tutto condiviso: «Centinaia di migliaia vengono perduti in Italia ogni anno, milioni in tutto il mondo», mentre il dovere di curare «è elemento fondamentale della nostra civiltà, non solo religioso. C’è di mezzo un diritto civile». Con l’aiuto di un video illustrativo, Virgolino ha attirato l’attenzione sull’eccezionale «protagonismo biologico dell’embrione», che si comporta in modo «non passivo ma come un vero direttore d’orchestra». Tematiche delicate come contraccezione (che in qualche caso può avere in realtà effetti abortivi), fecondazione artificiale, diagnosi prenatale, accompagnamento di neonati che non hanno possibilità di vita, sono diversi aspetti del problema su cui il professore ha cercato di catturare l’attenzione dell’uditorio, sempre mettendo insieme dati di fatto scientifici ed esigenze etiche.

L’intervento dell’avvocato Arturo Bongiovanni, presidente Movimento per la Vita di Cassino e vice presidente della federazione regionale dell’assosciazione, ha sollecitato ulteriormente la riflessione dei giovani sull’esigenza di considerare il nascituro “uno di noi” e sull’impegno di favorire la vita umana, andando incontro con la massima comprensione alle donne e aiutando ad accogliere la vita nascente con spirito non ideologico, ma di vera “cura” dell’essere umano.