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Assalto al Congresso, America sotto choc: 4 morti

Oltre 50 gli arresti e 13 i feriti. Condanna di tutto il mondo. Il tycoon è sempre più solo, bannato temporaneamente dai principali social network

La calma è ritornata nel tardo pomeriggio e in serata il Congresso Usa ha ripreso i lavori. Ma a quel punto quattro persone, fra le quali una donna identificata come Ashli Babbit uccisa da un poliziotto, erano morte, vari agenti erano stati feriti e la democrazia americana aveva ricevuto un colpo al cuore.

Per ore decine di sostenitori di Donald Trump avevano circolato liberamente per le austere aule del Campidoglio, costringendo i parlamentari a fuggire e a rimandare la ratifica del voto del 3 novembre scorso. Il presidente li aveva incitati alla rivolta pronunciando un accorato comizio nel pressi della Casa Bianca e più tardi, dopo aver tiepidamente accettato l’invito dei suoi compagni di partito a invitare i manifestanti alla calma, lui stesso li ha congratulati, chiamandoli “patrioti”. “Vi amo, tornate a casa”, ha sostenuto Trump in un video che Twitter ha cancellato, bloccando il profilo del presidente.

Una mossa seguita da Facebook e Instagram. Intanto il mondo aveva assistito a scene mai viste nella capitale americana. Una folla armata che assalta il Parlamento per ribaltare i risultati di un’elezione legittima. Poliziotti che puntano le pistole contro i manifestanti. E soldati della Guardia nazionale in assetto anti-sommossa che cercano di rimettere in sicurezza l’edificio. Un tentativo di colpo di Stato, nelle parole dell’ex capo della polizia di Washington Charles Ramsey. Mentre il presidente-eletto Joe Biden l’ha chiamata “un’insurrezione”.

Ma, dopo decine di arresti, deputati e senatori sono riusciti a riprendere la ratifica, bocciando una per una le mozioni di alcuni colleghi tese a invalidare gli spogli delle schede in tre Stati chiave (Pennsylvania, Georgia e Arizona). “La violenza non vince mai, vince la libertà. Questa è ancora la casa del popolo”, ha detto il vice presidente Mike Pence, che Trump aveva incitato a rifiutarsi di certificare la vittoria del democratico Biden.

Ma il caos ha continuato a regnare per tutta la notte per la strade di Washington. Due bombe artigianali sono state trovate vicino ai quartieri generali del partito repubblicano e democratico nel centro città e sono state disinnescate dal Fbi. Il sindaco Muriel Bowser ha esteso l’emergenza pubblica fino al 21 gennaio, il giorno successivo al giuramento di Biden, quando ci si aspettano altri scontri, e ha lasciato in vigore il coprifuoco a partire dalle 18 locali.

Intanto la vice portavoce della Casa Bianca, Sarah Matthews, si dimetteva, in protesta per il comportamento del suo capo di fronte alle violenze in Congresso e il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien si preparava a seguire il suo esempio. Una frustrazione condivisa da un crescente numero di repubblicani che ieri discutevano una possibile rimozione di Trump all’incarico prima del 20 gennaio.

da avvenire.it