Scienza

Arrivano le locuste!

Le locuste potranno essere immesse sul mercato sotto forma di farina o di prodotto congelato o essiccato, e potranno essere consumate come prodotto a sé o come ingrediente di altre preparazioni

Nell’ottica della lotta ai cambiamenti climatici, quello degli allevamenti intensivi e della produzione di carne animale è uno dei settori maggiormente presi di mira dalla comunità scientifica e dagli ambientalisti. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) stima che l’industria del cibo sia complessivamente responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, mentre la maggior parte di queste emissioni (l’80% circa) può essere ricondotto alla produzione della carne e dei derivati animali. Gli attuali metodi di produzione della carne vengono sempre più spesso messi in discussione anche per via dell’elevato consumo di acqua da parte del bestiame, per gli effetti sul disboscamento delle foreste pluviali e per il ruolo degli allevamenti intensivi nella diffusione di malattie infettive compatibili con l’uomo.

E quindi? Come risolvere il problema? Tra i tanti rimedi (parziali) proposti, impossibile non citare appetitosi (si fa per dire!) menù alternativi a base di… insetti! E giù con fantasiose ricette, che cercano di trasformare grilli, cavallette, scarabei, scarafaggi, locuste e affini in… “raffinati” piatti gourmet.

E dalle idee innovative, si sta passando ai fatti concreti, anche dalle nostre parti. È di questi giorni, infatti, la notizia che l’Unione Europea (UE) ha autorizzato la commercializzazione delle locuste (Locusta migratoria) per uso alimentare umano; si tratta del secondo insetto, dopo le tarme della farina (Tenebrio molitor), a cui è adesso permesso “allietare” le tavole degli europei. In base alla recente normativa emanata, le locuste potranno essere immesse sul mercato sotto forma di farina o di prodotto congelato o essiccato, e potranno essere consumate come prodotto a sé o come ingrediente di altre preparazioni.

Più in generale, per l’autorizzazione alla commercializzazione degli insetti ad uso alimentare, la UE prevede un iter particolare: la licenza, dopo particolari e approfondite analisi, viene concessa a uno specifico produttore, che deve dimostrare di allevare gli animali in condizioni igienico sanitarie idonee, senza l’utilizzo di antibiotici o altri prodotti chimici. Viene poi richiesta estrema cura alla fase di trasformazione del prodotto, perché possa arrivare sulle tavole in modo sicuro e conforme ai più alti standard internazionali per l’industria alimentare.

Nel caso specifico, è stata la Fair Insects BV (società olandese specializzata nell’allevamento e nella trasformazione di insetti per uso alimentare umano e animale) ad aggiudicarsi l’autorizzazione europea. Per i più interessati all’argomento, il documento di autorizzazione precisa che “per quanto riguarda la locusta migratoria congelata o essiccata, le zampe e le ali devono essere rimosse per ridurre il rischio di stipsi, che potrebbe essere causata dall’ingestione delle grosse spine presenti sulle tibie degli insetti”. Ah, beh, allora il nostro intestino può dormire sonni tranquilli!

Comunque, gusti personali a parte, è un dato di fatto che l’utilizzo degli insetti come fonte proteica alternativa alla tradizionale carne di grandi animali sia sostenuta e promossa da tutte le organizzazioni internazionali – ONU in testa – per provare a ridurre i danni all’ambiente derivanti dall’allevamento intensivo di bovini e suini. E la scienza sembra confermare l’efficacia di questa potenziale alternativa.

Uno studio dell’Università di Wageningen del 2010, ad esempio, aveva messo a confronto le emissioni di CO2 e di altri gas serra, derivanti dall’allevamento animale. Ebbene, i dati raccolti dagli scienziati in quella ricerca evidenziano come l’allevamento di insetti incida fino a 10 volte di meno rispetto a quello dei bovini, a parità di massa commestibile. A questo incontestabile vantaggio, vanno aggiunti quelli derivanti dal minor consumo di suolo e di acqua.

E se poi, pur pienamente consapevoli dell’urgenza di agire per la salvaguardia e la cura dell’ambiente, proprio non ce la fate a ingurgitare “tortini con le antenne”, potete sempre virare su delle salutari “polpette vegane” (ottenute a partire da un mix di farine di legumi e proteine vegetali come la leghemoglobina, responsabile del colore rosso e del “sapore di carne” di questo prodotto) o, per i più futuristi, su un succulento hamburger stampato in 3D, per il quale la (finta) “carne” è ottenuta da un mix di proteine di soia, piselli, ceci, barbabietole e grasso di cocco, nel tentativo di imitare la carne di manzo. Ma probabilmente… non ci riesce!

dal Sir