Televisione

Arriva “Stalk”, la nuova minaccia dei millennials in tv

Dal 28 ottobre su RaiPlay la serie che affronta i fenomeni dell’hackeraggio e del cyberbullismo. La direttrice Capparelli: «Ma è solo un tassello di una generazione molto più sfaccettata e positiva»

«L’hackeraggio non è solo un sistema di codici, devi entrare nella testa delle persone, trovare il loro punto debole ». A dirlo, con aria sadica, è Lucas, nome in codice Lux, studente modello della Scuola nazionale francese di scienze informatiche, una delle migliori al mondo. Quando esci di lì diventi un dirigente di Google, Apple, Facebook o Amazon. Lucas ci è arrivato con una borsa di studio e si mantiene consegnando hamburger a domicilio. La madre, abbandonata dal marito, non è in grado di sostenere gli studi del figlio. Ma lui è un genio dell’informatica e sarebbe un peccato non potesse fare strada in un settore dell’economia così all’avanguardia e redditizio. In realtà Lucas, per il momento, «di strada, molta strada» dice di averne fatta per riuscire a entrare nel club esclusivo dell’Associazione studentesca, quella che organizza le feste alle quali per parteciparvi bisogna essere «figo, molto figo».

Ma Lucas è tutt’altro che figo, anzi, ha proprio l’aria dello sfigato, eppure a quelle feste partecipa eccome. Lucas (alias Théo Fernandez) è il protagonista di una nuova serie tv, un teen drama francese, in arrivo da mercoledì 28 ottobre in esclusiva su Rai-Play, la piattaforma online sulla quale la Rai scommette sempre più per riavvicinare i giovani alla tv pubblica. La serie s’intitola Stalk, è prodotta per il canale digitale France.tv Slash, e prevede tre uscite settimanali per complessivi dieci episodi di una ventina di minuti ciascuno incentrati su stalking e cyberbullismo.

Tutto inizia nella rammentata università con Lucas umiliato da un gruppo di studenti più anziani. Lui è il più anonimo degli anonimi, ma le sue straordinarie capacità tecniche gli permetteranno di vendicarsi delle mortificazioni subite accedendo a microfoni e telecamere dei computer e dei cellulari di tutti gli studenti del campus, compresi quelli di Alma, la ragazza di cui è innamorato, e soprattutto dei suoi aguzzini, trasformandosi così da vittima in carnefice, spiandoli e minacciandoli, ottenendo attenzione, rispetto e il trionfale ingresso nell’Associazione studentesca. Non tutto, però, andrà nel verso auspicato da Lucas, che si ritroverà da carnefice ancora una volta a vittima e poi chissà.

Ma oltre lo stalking e il cyberbullismo, che sono al centro della serie insieme al tema dell’accettazione e dell’esclusione, i ragazzi che vengono raccontati da Stalk non sono campioni di virtù nemmeno in altri aspetti della vita: hanno difficoltà nei rapporti con la famiglia, che il più delle volte è sfasciata, sono instabili negli affetti, sono dediti a sesso, alcol e droga. E purtroppo, per ragioni di spoiler, non possiamo svelare se alla fine Lucas si ravveda o meno, e con lui i compagni d’avventura e disavventura, e nemmeno se la serie abbia un finale chiuso o aperto per favorire una seconda stagione. Certo è che già dai primi episodiStalk mostra almeno la sconfitta della volontà di vendetta.

«RaiPlay – afferma la direttrice Elena Capparelli – non abdica mai alla sua missione di servizio pubblico, in particolare quando trattiamo temi scomodi. Il nostro obiettivo – aggiunge – è avvicinarci alla generazione dei millennials e renderli protagonisti senza intermediazioni dei nostri racconti, proponendo una serie di contenuti specifici per loro dal punto di vista del linguaggio, dei formati e dei temi trattati. In questo modo il prodotto che presentiamo ha l’ambizione di rappresentare una prospettiva più contemporanea e soprattutto più vicina alla realtà e alle emozioni del pubblico più giovane».

Alla nostra domanda se non ci sia però, per quanto detto, il rischio di fornire un’immagine un po’ troppo negativa delle nuove generazioni, la direttrice di RaiPlay risponde che « Stalk non può rappresentare tutti i millennials, il loro è un mondo molto più complesso di quello che appare, dove ci sono anche queste difficoltà. La serie è una riproduzione parziale di questa generazione, ne racconta una sfaccettatura, un aspetto. I millennials hanno personaggi anche molto positivi che noi raccontiamo attraverso tante storie, penso ad esempio a Lo straordinario mondo di Zoey dove la protagonista è un personaggio bello e di grande positività. Stalk è semplicemente un tassello della molteplicità delle problematiche legate a questa generazione».

La speranza è che questo “tassello” possa far riflettere i giovani, almeno metterli in guardia. Quello che vediamo in Stalk sembra quasi impossibile, forse tecnicamente improbabile, ma non è questo che conta. Quello che conta è che tutti noi, i più giovani in primo luogo, siamo in qualche modo stalker potenziali. La serie ideata da Simon Bouisson e Jean-Charles Paugam ci ricorda che tutti “googliamo” i nomi delle persone con cui usciamo, esaminiamo i loro profili social o curiosiamo nelle pagine Instagram delle persone che ci piacciono e a nostra volta siamo addirittura a rischio di essere hackerati. Anche per questo non dovremmo mettere la nostra vita in piazza e soprattutto non farla passare sempre da uno smartphone.

da avvenire.it