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Arrestati i presunti responsabili dell’omicidio di Luca Attanasio

Lo ha annunciato la polizia congolese, aggiungendo che il principale sospettato dell'uccisione dell'ambasciatore italiano è ancora ricercato. L'obiettivo era il rapimento per un milione in riscatto

La polizia della Repubblica democratica del Congo ha annunciato l’arresto dei presunti assassini dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso nel febbraio 2021. Lo hanno annunciato le autorità del Nord Kivu in una conferenza stampa a Goma, come riportato su Twitter dal giornalista locale Justin Kabumba che lavora per anche per France24. La polizia congolese afferma che il
capo della banda denominata Aspirant che ha ucciso Luca Attanasio è ancora latitante e ricercata dai servizi di sicurezza.

Sembra che i rapitori volessero avere 1 milione di dollari in riscatto in cambio della liberazione di Luca Attanasio, riporta il giornalista su twitter dove mostra alcune foto dei presunti assassini consegnati al governatore militare del Nord Kivu. Al momento non c’è però la conferma delle autorità centrali congolesi.

Il comandante della polizia nazionale della provincia di Goma, in Congo, ha annunciato di avere arrestato una banda, chiamata Aspirant, composta di sei persone. Così ha spiegato all’Agi il giornalista di France24 Justin Kabumba, “solo due di loro sono i presunti assassini dell’ambasciatore Luca Attanasio, e uno di loro ha confessato”.

Un terzo componente del commando che uccise il diplomatico italiano resta ricercato, sarebbe il capo della banda. “Inizialmente, non era loro intenzione uccidere Attanasio – ha spiegato il giornalista, riferendo le parole della polizia durante la conferenza stampa – avevano programmato di rapirlo per chiedere un riscatto di un milione di dollari. Le cose sono andate male, il piano e’ fallito e i rapitori hanno subito ucciso l’ambasciatore”.

Un terzo componente del commando che uccise il diplomatico italiano resta ricercato, sarebbe il capo della banda: era stato programmato un rapimento per avere un milione di euro di riscatto

Un terzo componente del commando che uccise il diplomatico italiano resta ricercato, sarebbe il capo della banda: era stato programmato un rapimento per avere un milione di euro di riscatto – Ansa

Le indagini sull’omicidio di Luca Attanasio: cosa si sa finora

Sono tre le indagini aperte sull’agguato nella Repubblica democratica del Congo in cui il 22 febbraio scorso furono uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l’autista del World Food Program, Mustapha Milambo: c’è quella del Dipartimento per la sicurezza delle Nazioni Unite, quella delle autorità italiane e quella del Paese africano.

In questi 11 mesi erano già circolate notizie di arresti legati all’agguato che poi però non hanno trovato riscontro e restano molte ombre sulla dinamica dei fatti e sulle responsabilità.

L’agguato avvenne a nord di Goma nel parco del Virunga, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1979, nella provincia del Nord-Kivu: una regione storicamente instabile al confine con il Ruanda, già teatro della cosiddetta grande guerra africana tra il 1998 e il 2003.

L’ipotesi privilegiata dagli inquirenti è quella del conflitto a fuoco seguito a un tentativo di rapimento.
Attanasio e Iacovacci morirono durante una sparatoria tra i sei assalitori e i ranger del parco, intervenuti dopo aver sentito i colpi esplosi per bloccare il convoglio. Nel momento in cui la pattuglia intimò agli assalitori di abbassare le armi, questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dell’Arma dei carabinieri, uccidendolo, e contro l’ambasciatore italiano, ferendolo gravemente.
Chi ha organizzato il convoglio internazionale doveva sapere che era un’area ad altissimo rischio in cui si aggirano miliziani fuori controllo e jihadisti. Ci si è interrogati sulla mancanza di una protezione armata, sulla dinamica della sparatoria, sulla fuga degli assalitori, ma sull’accertamento della verità pesano le reticenze delle autorità locali.

I pubblici ministeri italiani hanno contestato i reati di omesse cautele in relazione al delitto, in base agli articoli 40 e 589 del codice penale, e hanno indagato Mansour Rwagaza, funzionario congolese del Wfp responsabile della sicurezza del convoglio con cui viaggiavano Attanasio e Iacovacci.

da avvenire.it