Aperti per ferie: concluso il partecipato corso per animatori di pastorale giovanile

Far entrare a forza nel breve spazio di un articolo di giornale quanto accaduto e, soprattutto, quanto sperimentato, condiviso e appreso nell’arco di quattro incontri non è cosa facile. Parliamo del corso organizzato dall’Ufficio di Pastorale Giovanile diocesana con formatori Anspi: dal 25 febbraio al 6 maggio i locali della Parrocchia di San Giovanni Battista a Campoloniano hanno ospitato parrocchie, associazioni e movimenti cattolici da tutto il territorio diocesano. Sette gruppi di animatori e coordinatori d’oratorio ai quali è stato chiesto di puntare tutto sulla bellezza, di cercarla, viverla e testimoniarla, perché questo qui il segreto della riuscita di un animatore d’Oratorio.

Questo il messaggio lasciato dai vari formatori. Come Angelo, esuberante e giovane formatore Anspi, che del primo incontro dal titolo Stile e Identità dell’Animatore ha dato un prezioso insegnamento: l’animatore d’oratorio ha il compito di instaurare una relazione educativa con i ragazzi che gli vengono affidati non fine a se stessa, ma rivolta a qualcosa di più alto, a Qualcuno più in alto. Ecco perché egli ha un’impronta ben precisa, uno stile che non può essere imitato, ma solo appreso; anzi, a volerla dir tutta, essere Animatore – e non semplicemente fare l’animatore – è questione di stile. Ciò che fa la differenza non è dunque tanto il raccontare o l’atteggiarsi a guida dei ragazzi, ma animarli, ossia tirar fuori da ognuno di loro e renderli consapevoli di essere, ognuno a suo modo, parte di quel disegno di bellezza pensato da Dio.

Ma tutto questo non avviene come automatismo: per insegnarlo è infatti necessario testimoniarlo, e ancor prima viverlo. Per animare bisogna prima riconoscersi animati. Ecco dunque l’importanza della spiritualità dell’animatore e della preghiera in oratorio, temi affrontati nel secondo incontro, guidato da padre Giuseppe. Quello che occorre riscoprire è che l’animatore, sul campo dell’oratorio, non è il mister, ma un giocatore tra i più anziani in campo, con il compito di far salire il resto della squadra e portarla a fare gol. Come tutti, ha bisogno anche lui che il vero allenatore chiami il time-out di tanto in tanto per ricaricare il gruppo e mostrargli quell’unica tattica che permette di vincere la partita. Come a dire che non va tolta o nascosta la preghiera dai nostri oratori, ma anzi rivitalizziata e fatta risuonare in spazi e tempi sempre nuovi.

Se l’animatore ha la missione di tirar fuori la bellezza di Dio racchiusa dentro ognuno dei suoi ragazzi, fra Andrea, nel terzo incontro, ha però spiegato che è suo compito anche quello di insegnare loro a saper riconoscere la bellezza del Padre anche in ogni Sua altra opera: nel Creato. Una lezione che ha fatto toccare con mano come da ogni più piccola e apparentemente insignificante cosa del mondo possa nascere quel seme che contribuisce a far vedere la bellezza del progetto divino dietro a ciò che in molti liquidano sbrigativamente come rifiuto, scarto.

Al contrario di questo tipo di creature che si pensano creatori, l’animatore è chiamato a educare i ragazzi affinché vivano e testimonino che, come creature pensate dal vero Creatore, abbiamo non tanto diritti da accampare sul Creato, quanto la sua cura e custodia. Di questo nostro mondo siamo non gli eterni padroni, ma i provvisori custodi, e il nostro sarà, a Dio piacendo, un lavoro sì a tempo determinato (quello concesso al nostro abitare questa nostra terra), ma non certo a mezzo servizio. Un’altra testimonianza che gli animatori sono chiamati a portare negli oratori.

Vivere e testimoniare la bellezza di Dio, nel rapporto con gli altri e con il creato, è quindi il messaggio lanciato ad ogni animatore, ad ogni cristiano. Non potevano però mancare alcuni utili consigli su come mettere in pratica tutto questo, specie in un contesto d’oratorio. Questo è stato l’obbiettivo del quarto ed ultimo incontro di formazione, in cui, tra le altre, è stata presentata, sempre da Angelo, l’efficacia di coinvolgere a tal fine i ragazzi in attività musicali.

Ecco questi speciali operatori pastorali si dicono scherzosamente “Aperti per ferie”: gli animatori dei centri estivi degli oratori parrocchiali sono in realtà persone che si mettono al servizio della comunità parrocchiale, impegnandosi non solo in estate, scegliendo di rimanere appunto aperti per ferie, ma anche durante tutto l’anno, tutti con lo stesso obbiettivo: contribuire affinché quanti più giovani possibili della nostra diocesi, anche solo varcando le porte di uno dei nostri tanti oratori, possano trovare qualcuno che invece di lasciare che si accontentino di vedere il bello provi a testimoniargli e fargli vivere la bellezza.