Ancora sui paletti: i commercianti si fanno male da soli

Gentilissimo direttore,

Le scrivo in merito all’articolo apparso sull’ultimo numero di «Frontiera» del 15 novembre a firma David Fabrizi, nella speranza di poter dare il mio modesto contributo alla discussione ed al confronto civile.

L’autore tra le altre cose scrive «piegare la strada alle loro esigenze» e «hanno affermato intolleranza disinteresse ed ostilità verso i bisogni degli altri».

Bene, da agente immobiliare mi sento di confutare a pieno dette affermazioni per il motivo che segue.

Quando sono chiamato a valutare un locale commerciale, oltre alla metratura, alla divisione interna, alle condizioni degli interni e del fabbricato, tra gli elementi che danno un rilievo economico importante ci sono la presenza di vetrine, le loro dimensioni e la loro visibilità.

Nel caso specifico, ossia la parte iniziale di via Cintia, la quasi totale assenza di marciapiede, connessa con la cattiva abitudine di parcheggiare in divieto di sosta, rendono quel tratto di strada un imbuto. Chi vi transita sta molto attento a dove passare, a come incrociare l’altro che viene in senso contrario a come passare nel poco spazio tra muro e auto in sosta… insomma è attento a tutto fuorché alle vetrine dei negozi.

Il Comune, con la sua intenzione di porre dei paletti dissuasori della sosta, non solo rendeva un servizio ai pedoni, alle mamme con carrozzine e passeggini, ai portatori di handicap, ma ancor più rendeva un servizio ai titolari delle attività commerciali di quella parte di via Cintia, diventata comoda per il transito, con vetrine che potevano essere guardate senza intralciare e quindi attraente.

Il fatto che si siano rivoltati a questa novità la dice lunga sulla loro capacità di comprendere…. anche quello che gli converrebbe. Per il resto basta vedere come, con una crisi del commercio come quella che l’Italia sta attraversando, a Rieti i commercianti di tutto ciò danno la colpa alla istituzione della Z.T.L.