Amatrice, si va avanti. Il vescovo: «La forza nel carattere di ognuno»

Nelle zone terremotate sono in ultimazione i moduli abitativi. Prosegue la piena vicinanza della Chiesa locale. Pompili alla festa della patrona: «La forza nel carattere di ognuno»

Si attende con pazienza e si va avanti, ad Amatrice e dintorni. Queste settimane di giugno, se non ci saranno intoppi, dovrebbero essere quelle buone per il tanto sospirato ingresso degli sfollati nelle “casette”: i moduli abitativi sono in allestimento, i tempi tecnici di montaggio un po’ più lunghi del previsto, ma si conta che entro fine mese le famiglie assegnatarie potranno finalmente sistemarvisi.

Il centro ai piedi dei Monti della Laga continua a stare sotto i riflettori internazionali e l’amatriciana, gustata anche da Justin Trudeau e signora, finalmente un piatto di cui tutti conoscono non solo il nome ma anche l’origine “autentica”. Le cronache di fine maggio hanno registrato la visita del premier canadese, giunto in Italia per il G7 di Taormina, alla cittadina colpita dal sisma, gustandosi, con la moglie Sophie, un rustico e apprezzato menu di prodotti locali serviti nella nuova Area Food dagli studenti dell’Alberghiero. Uno dei tanti segnali di apprezzamento per quell’opera di ricostruzione del tessuto “vitale” che nel territorio amatriciano e accumolese ci si sforza di portare avanti. Con l’avvertenza che tale processo sappia uscire dalla logica dell’emergenza, come ha avuto modo di dire mercoledì scorso a Rieti il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, a margine della presentazione del libro di Fabrizio Colarieti che raccoglie “Storie e immagini del sisma del 24 agosto 2016” (questo il sottotitolo di Tre e trentasei, il volu- me pubblicato dall’editrice locale Funambolo che il giornalista reatino ha dedicato al dramma prodotto in quella fatidica notte d’estate): «Se le procedure che adottiamo non funzionano nell’ordinario, non vanno nemmeno in emergenza. Dobbiamo fare le cose nella maniera giusta, evitando il ricorso alla straordinarietà», ha detto Curcio. «Noi siamo un popolo incredibile, in emergenza riusciamo a dare il meglio di noi stessi, ma è anche vero che se riuscissimo a fare squadra saremmo più performanti anche nell’ordinario, non solo nell’emergenza».

A essere vicina al territorio ferito resta in prima linea la Chiesa, intesa come diocesi reatina e come intera Chiesa italiana che, attraverso la Caritas e i “gemellaggi” fra Chiese locali delle diverse regioni con le diocesi terremotate, è presente con centri di ascolto, operatori e volontari. Presenza che, oltre all’attività di assistenza morale e materiale, si estende all’attenzione concreta verso quell’aspetto primario dell’opera di ricostruzione che è quello relativo ai luoghi di culto. Un monitoraggio continuo che vede all’opera la Curia reatina con un pool di giovani tecnici quotidianamente impegnati nel seguire le sorti delle tante chiese che il sisma ha reso inagibili e la salvaguardia del grande patrimonio costituito dalle opere d’arte sacra del territorio. Martedì si svolgerà a Rieti la riunione mensile dei vescovi delle diocesi terremotate con i rappresentanti del Mibact, tappa di quel percorso che vede collaborare istituzioni ecclesiali e civili in quest’opera di salvaguardia e impegno di ricostruzione. Quanto mai importanti, nell’azione pastorale che la comunità cristiana porta avanti in questi luoghi, i momenti di fede legati alle tappe liturgiche e alla devozione popolare. Mai così sentito come stavolta è stato, domenica scorsa, l’appuntamento che nella tradizione amatriciana caratterizza la festa dell’Ascensione: la processione in onore della Madonna di Filetta, patrona di Amatrice. Con le chiese tutte chiuse, la bella giornata di sole ha accolto le celebrazioni svoltesi all’aperto e la partecipatissima processione svoltasi per un tratto, con una piccola rappresentanza che recava il venerato simulacro, anche tra le macerie in “zona rossa”. A celebrare la Messa di fine mattinata, nel prato antistante il santuario mariano, non poteva mancare il vescovo Pompili, che ha esortato al senso di quella fortezza che nasce dalla fiducia nella promessa di Gesù agli Undici al momento di ascendere in cielo: la forza speciale dello Spirito. La forza, per monsignor Pompili, sta nel «carattere di ciascuno, che si forgia nelle scelte e non nelle intenzioni, per dare forma all’io, che diventa reale solo nell’agire visibile e concreto». Il turbamento prodotto dalla tragedia del sisma trova speranza nella ««fortezza di cui ci fa dono Gesù», efficace «energia per affrontare le contrarietà».