All’amore non si possono mettere freni: Lorella Cuccarini e fra Paulo Iorio al Meeting dei Giovani

Le temperature abbondantemente sotto lo zero hanno creato un ulteriore disagio. Ma lo spirito del Meeting, intenzionalmente tenuto ad Amatrice, era proprio questo. E il gelo che incombe sulla tensostruttura al centro del campo base della Protezione civile, in cui si svolgono i lavori di “Me We 2017”, non fanno altro che accrescere l’occasione «per sperimentare da vicino quello che stanno vivendo i terremotati», dicono alcuni partecipanti all’incontro. «Le difficoltà logistiche e l’inclemenza delle condizioni meteo ci fanno vivere ancor meglio un’esperienza che consiglierei a tutti: viviamo davvero quello che vivono i terremotati», dicono Silvia, Michela e Chiara, giunte dalla contigua diocesi – anch’essa “terremotata della prim’ora” – di Ascoli Piceno. «Nei mesi scorsi ci è capitato di fare volontariato e aiutare le persone colpite dal sisma, ma questa ci mancava: una degna conclusione del servizio che avevamo fatto».

L’idea era di far vivere ai partecipanti all’evento un momento di condivisione anche “fisica” del dramma. Indubbiamente – commentano Flaminia e Francesca di Carsoli, due delle partecipanti non reatine– «parlare di amore nei drammi è più difficile». Questa riflessione, i cui spunti vengono dalla Amoris lætitia di papa Francesco, «la stiamo facendo rendendoci conto che quello che vedi in tv è niente», dicono le due giovani, che dopo l’esperienza di Greccio del 2016 non sono volute mancare a questo appuntamento che la Chiesa reatina anche stavolta ha offerto alla gioventù non solo di casa propria.

Parlare di amore tra le macerie è dunque ancora più difficile, «e servono persone competenti che ci aiutino a farlo». E le attese sembrano essere state soddisfatte, a partire dalla provocazione di venerdì pomeriggio con il documentario La teoria svedese dell’amore, con cui il regista Erik Gandini ha alzato i riflettori su un modello sociale apparentemente perfetto ma totalmente chiuso alla relazionalità. «Un rischio che incombe su noi giovani», riconosce Giulia, reatina della parrocchia di Madonna del Cuore: «La nostra forma mentis tende all’affermazione di sé, al compiacimento individualistico dei social, di avere la foto “giusta” su Instagram». Ed è utile ascoltare esperienze, come quella di Lorella Cuccarini e di fra Paulo Iorio, magari «lontane dalle proprie, ma che offrono un senso e uno stimolo per tutti, alla fine ritrovi in esse te stesso».

Le due con cui si sono confrontati sabato mattina i giovani del Meeting sono due esperienze di vita spesa nell’amore, quella della showgirl madre di quattro figli, che nel mondo dello spettacolo che parla tutt’altra “lingua” ce la mette tutta per affermare la bellezza di una vita di famiglia “normale”, e quella del francescano prete di strada, che l’ideale dell’amore donato lo ha sperimentato in una vita di consacrazione con una storia tutta particolare. Testimonianze che ci aiutano a capire che «con l’amore si può affrontare qualcosa di costruttivo, di eccezionale», commenta Guglielmo, ventiquattrenne della parrocchia reatina di San Francesco Nuovo. Forte, dice Guglielmo, è stato «l’impatto emotivo» con la realtà del sisma, e un messaggio di speranza tra queste macerie viene dal «ribadire valori forti» come quelli su cui il Papa insiste nel riaffermare la “gioia dell’amore” che nulla teme.

Molto significativo, per i giovani, ascoltare «di vocazioni realizzate, che ci fanno capire che non si può vivere individualisticamente», dicono le ragazze ascolane. «Due testimonianze molto belle, quella della Cuccarini, concreta, solare, gioiosa della sua esperienza, e quella del frate, una storia particolare, che rappresenta un po’ il giovane di oggi, con il suo essere un po’ ribelle, un po’ bastiancontrario… ma lui ci ha raccontato di aver poi ritrovato, dopo la fase del rifiuto totale, le basi della fede, ed è stata per lui una seconda vita». Come dire: all’amore non si possono mettere limiti.