Terremoto 2016

Alla Biblioteca Paroniana si parla della situazione post sisma, il vescovo: «Dobbiamo fare i conti con una situazione generale fragile»

Nell’incontro di mercoledì 12 febbraio svolto nella Biblioteca Paroniana di Rieti, il gruppo Amici della Biblioteca Loris Brenci ha ospitato il vescovo Domenico per un intervento incentrato sul tema della ricostruzione nei territori colpiti dal sisma del 2016

Nell’incontro di mercoledì 12 febbraio svolto nella Biblioteca Paroniana di Rieti, il gruppo Amici della Biblioteca Loris Brenci ha ospitato il vescovo Domenico per un intervento incentrato sul tema della ricostruzione nei territori colpiti dal sisma del 2016. L’intervento si è articolato in tre punti chiave che hanno toccato la tematica del dramma umano, quella dell’opera di ritessitura dei legami e dei beni materiali, e la capacità di risposta del territorio.

Il sisma, che ha causato un bilancio molto pesante in termini di vite umane, 249 vittime solo tra Accumoli e Amatrice, ha ulteriormente indebolito il già fragile tessuto comunitario. «Il corpo sociale è infartuato – ha spiegato il vescovo – e la tragica perdita di persone come il giovane Emilino, cowboy di nuova generazione, o di don Angel, hanno riaperto ciò che ancora non era stato rimarginato». Questo dramma continuo spinge le persone a trasferirsi altrove, e chi rimane in questi luoghi ancora intrisi di sofferenza sta imparando giorno per giorno il significato della parola resilienza.

A che punto siamo con la ricostruzione? Una domanda che ricorre frequentemente nei comuni del cratere, ma la risposta da dare non è affatto semplice. «Oggi dobbiamo fare i conti con una situazione generale fragile. La politica non si spinge mai oltre l’immediato perché vive di obiettivi di istantanea destinazione, e questo genera una produzione a singhiozzo». In merito tanta discontinuità, don Domenico ha ricordato che anche i numerosi cambi dei Presidenti del Consiglio e dei Commissari non hanno fatto altro che rallentare il processo di rigenerazione, reso ancora più complicato dalle norme di trasparenza e di legalità.

In merito all’azione diretta delle Diocesi, il vescovo ha illustrato il progetto di rifunzionalizzazione dell’aera del Don Minozzi, attraverso la costruzione della Casa Del Futuro che, al suo interno, riunirà quattro diverse corti. «Dopo due anni abbiamo concluso la fase della progettazione con l’architetto Stefano Boeri. Ora attendiamo la risposta dell’amministrazione per poter approdare alla conferenza dei servizi. Ciò dimostra che la ricostruzione deve affrontare una strada ripida, tuttavia non ci si deve mai scoraggiare di fronte alle difficoltà».

«La ricostruzione materiale non porta a nulla se non c’è una rigenerazione del tessuto umano. Il fenomeno dello spopolamento ha subito un colpo mortale con il sisma: nelle SAE i residenti sono dimezzati. Cosa si nasconde dietro questo disinteresse?». Anche in questo caso la risposta non è immediata e non si può solo fare riferimento alle istituzioni: dovrebbe aumentare, piuttosto, il numero di coloro che investono su questi territori.

«Ma non è tutto nero, bisogna continuare ad avere fiducia che qualcosa possa accadere. Quando si tocca il fondo, si può solo risalire» ha concluso monsignor Pompili ricordando le tante risorse stanziate per un terremoto, anche a seguito di una grande partecipazione emotiva. La ricostruzione dell’ospedale e la riapertura della scuola, ad esempio, costituiscono dei segnali molto importanti e fanno sparare che ci possa essere un’accelerazione.

Numerosi sono stati gli interventi da parte del pubblico. A chi ha fatto domande sulle sorti delle chiese danneggiate dal sisma, il vescovo ha risposto che la Chiesa si è adoperata fin da subito per la messa in sicurezza: «Il terremoto non è stato un evento puntuale e la messa in sicurezza ha garantito che gli edifici di culto non venissero danneggiati ulteriormente con il passare de tempo».

Auspicando l’elezione di un Commissario apolitico, don Domenico ha sottolineato l’importanza di salvaguardare i territori non metropolitani capaci di donare un’alta qualità della vita. In conclusione, ha ricordato che chiunque voglia continuare a esprimere la propria vicinanza alla popolazione, può farlo anche solo attraverso una gita che possa dare la possibilità di assaporare la cucina o di acquistare prodotti locali.