Europa

Al via la Conferenza sul futuro dell’Europa

Un anno per ripensare obiettivi e priorità dell’Unione europea: con la firma dei vertici delle istituzioni Ue, prende il via un processo di un anno con il coinvolgimento dei cittadini

I presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio – rispettivamente Ursula von der Leyen, David Sassoli e António Costa – hanno firmato, oggi 10 marzo a Bruxelles, la Dichiarazione congiunta sulla Conferenza sul futuro dell’Europa: prende così il via un processo che durerà un anno e che punta a ripensare l’Ue con il coinvolgimento dei cittadini. Un confronto che avrà bisogno anche dell’impulso delle autorità nazionali ma che chiama direttamente in causa i cittadini.

Al passo con i tempi

Nei momenti storici di grande svolta, le comunità devono essere in grado di adattare le loro istituzioni, se vogliono governare i nuovi processi ed evitare di cadere in un declino irreversibile. Questa la consapevolezza comune, della necessità di un momento di confronto per permettere ai cittadini, alla società civile, alle forze del lavoro e dell’impresa, insieme con gli esponenti delle istituzioni nazionali ad europee, di confrontarsi e decidere come procedere per adattare le istituzioni in modo da completare la costruzione europea. Probabilmente il primo punto dolente è quello delle votazioni secondo il principio dell’unanimità su questioni davvero urgenti, che   rende difficile raggiungere conclusioni efficaci e che quindi apre a una sorta di mercanteggiamento per spuntare voti di compromesso. Un altro punto importante potrebbe essere la riforma del sistema elettorale europeo, per uniformarlo, creare circoscrizioni pan-europee con le liste transnazionali, avviando la nascita di un vero spazio politico e di dibattito pubblico europeo.

Next generationEU

In discussione, dunque, ci sono diversi punti e altri se ne aggiungeranno in corso d’opera. Senza dubbio si tratta di capire non solo quali politiche europee devono essere rafforzate, ma anche quali riforme dei Trattati sono necessarie per dotare l’Ue degli strumenti necessari per agire con efficacia e incisività. Un punto particolarmente a cuore per i cittadini è quello del Next Generation EU, lo strumento messo in campo in fase di pandemia per assicurare fondi a progetti concreti sul territorio gestiti dal territorio stesso, e dunque possiamo dire dai cittadini, e non passando dai governi. L’idea è quella che possa diventare uno strumento strutturato al di là dell’emergenza. Ma si andrebbero a toccare le questioni di bilancio, che molto facilmente scivolano su un punto dolente di tutta la costruzione europea: la sovranità fiscale che resta rigorosamente nazionale, pur creando gap e disequilibri sotto tanti punti di vista. Insieme con un’auspicata politica estera comune, restano i due pilastri non eretti. Ma anche su terreni in cui l’Ue si distingue da tempo a livello mondiale, come quello della tutela dell’ambiente, quello dello stato di diritto, quello del principio del multilateralismo, c’è molto da fare perché la crisi sanitaria ed economica legata alla pandemia ha comportato sfide in grado di provocare uno scossone anche a ambiti consolidati che richiedono nuovo slancio o riposizionamenti ad hoc.

La questione salute

Nei giorni scorsi è stato votato dall’Europarlamento il nuovo programma autonomo EU4Health (Ue per la salute) proposto dalla Commissione nel maggio 2020. Riguarda il periodo 2021-2027 e cerca di rispondere alla crisi del COVID-19. Uno degli obiettivi è preparare in modo più rigoroso i sistemi sanitari dell’Unione a future pandemie e minacce sanitarie. Il programma infatti mira, tra l’altro, a rafforzare i sistemi sanitari aiutando i paesi UE a coordinarsi e a condividere i dati nonché a incrementare la disponibilità e l’accessibilità, anche da un punto di vista economico, dei farmaci e dei dispositivi medici. Almeno il 20 per cento dei fondi dovrà essere destinato alla prevenzione delle malattie e alla promozione della salute. EU4Health si pone l’obiettivo di rendere i sistemi sanitari più resilienti e di prepararli ad affrontare più efficacemente le gravi minacce sanitarie transfrontaliere. L’Unione dovrebbe così essere pronta ad affrontare non solo le future epidemie, ma anche le sfide a lungo termine quali l’invecchiamento della popolazione e le diseguaglianze nella salute. Si capisce che anche per assicurare l’effettivo raggiungimento di questo tipo di obiettivi serve il processo di confronto messo in atto dalla Conferenza sul futuro dell’Europa.

da Vatican News