Al Meeting di Greccio giovani protagonisti attivi ed entusiasti

Tre parole per declinare il tema della “cultura dello spreco e dello scarto” in chiave giovanile: decimati, distratti, assimilati. Così il vescovo ausiliare di Perugia Paolo Giulietti nell’aprire, nella sala conferenze dell’Oasi Gesù Bambino di Greccio, il primo momento di riflessione di “Me/We”, il meeting dei giovani fortemente voluto dal suo confratello Domenico Pompili per i 18-35enni reatini e preparato in poco tempo da un’attivissima équipe affidata alla guida di don Luca Scolari e suor Luisella Maino. Ma loro, il prete e la suora (e gli altri sacerdoti, religiosi e religiose presenti), sono rimasti in disparte (anche lo stesso monsignor Pompili se ne è rimasto zitto zitto ad ascoltare, seduto in platea), dando ai giovani il compito di introdurre e coordinare l’incontro.

A dare il benvenuto, e a presentare gli ospiti, sono stati così Francesco e Chiara, due dei ragazzi impegnati nell’organizzazione. A loro il compito di dare la parola a monsignor Giulietti e all’altra ospite del pomeriggio che ha inaugurato il meeting di Greccio, la scrittrice Michela Murgia. Due ormai pienamente adulti, anche se non “adultissimi”, che col mondo dei ragazzi hanno avuto entrambi alquanto a che fare, Giulietti da sacerdote impegnato nella pastorale giovanile dal livello parrocchiale a quello nazionale (è stato responsabile dello specifico servizio pastorale in Cei), la Murgia con un passato di attiva animatrice di gruppi (nel suo curriculum anche l’attività di responsabile del settore Giovani di Ac diocesana e regionale e una fugace esperienza di insegnante di religione) che ha costituito un importante bagaglio per le dense riflessioni che propone nelle sue opere.

Primo a parlare, dunque, monsignor Giulietti con i tre aggettivi con cui ha pensato di definire i giovani nel loro essere oggetto di scarto: decimati, perché oggi assai ridotti di numero, e dunque di poco peso in una società dove contano di più politicamente i pensionati ben più numerosi; distratti da una società che preferisce favorire diverse distrazioni alla gioventù, distogliendola da impegni seri che potrebbero “disturbare” e tenendoli così accuratamente fuori dal mondo della politica, del lavoro, del sindacato, delle energie che contano; e assimilati, cioè privati in qualche modo della loro identità, in una società dove nessuno parla più di cultura giovanile, sia perché gli stessi adulti si sono “giovanilizzati” e dunque tutto è giovane e niente lo è, ma poi anche perché molti giovani hanno assimilato un certo stile “adulto” e hanno smesso di sognare, di cercare sfide e novità… si è trasgressivi solo per certe mode esteriori e non perché si vuol essere alternativi al conformismo e alle ingiustizie! Negli anni Settante i giovani facevano paura, perché erano tanti e avevano idee: oggi sono pochi e messi in condizione di non dare alcun fastidio. Insomma, ben predisposti a essere oggetto di scarto. Poi sta a loro non farsi scartare…

Da Michela Murgia, invece, una lancia spezzata «a favore dello spreco e dello scarto». A favore dello sprecare nel senso evangelico del termine: “sprecare” energie, sprecare dono, nella logica di Dio, che non risparmia misericordia, che effonde a profusione grazia e bellezza… nella logica della natura, che sparge infiniti semi anche se solo una piccola parte genera vita… Insomma, un sapersi “sprecare” nell’offrire possibilità, nel dare con gratuità, nel non risparmiare la capacità di osare, di mettercela tutta, di trovare opportunità di impegno per gli altri. Ma anche lo scarto, ha detto la Murgia, ha piena cittadinanza in casa cristiana: quello che intende san Paolo, quando invita a esaminare tutto e a vagliare scegliendo solo quel che è buono.

Sprecarsi nel bene, dunque, e scartare tutto ciò che lo ostacola. Un incoraggiamento ai giovani che i primi due ospiti del meeting hanno stimolato – anche nel dibattito che è seguito – a essere protagonisti attivi ed entusiasti di una società che li vorrebbe tranquilli e indisturbanti consumatori che scartano opportunità e sprecano in modo insipiente risorse.

Foto di Massimo Renzi.