“Adina” chiude il Reate Festival

Il Reate Festival scommette sui giovani e chiude con una produzione propria, nata sul palcoscenico del Teatro Flavio Vespasiano in questi giorni. Adina di Rossini, farsa semiseria in un atto di rara esecuzione viene allestita in forma scenica con forze giovani: i cantanti di Opera Studio dell’Accademia di Santa Cecilia, il programma di alto perfezionamento in canto lirico, e l’Ensemble Novecento, formato dai musicisti dei corsi di perfezionamento Santa Cecilia Music Masters.  Tutti diretti da Carlo Rizzari, con la regia di Cesare Scarton. Un cast consolidato che ha ottenuto un particolare successo di critica in occasione del recentissimo allestimento di L’Heure Espagnole di Ravel e di Gianni Schicchi – quest’ultimo anche spettacolo inaugurale della presente edizione del Reate Festival.

Per Adina ci si avvale dell’uso di tecnologie avanzate: le scenografie di Gennaro Vallifuoco saranno integrate nelle proiezioni digitali di Flaviano Pizzardi con l’intento di ottenere effetti tridimensionali particolarmente suggestivi oltre che facilmente esportabili in future riprese dell’opera. I costumi sono di Laura Viani, il Belcanto Chorus è diretto da Martino Faggiani, direttore stabile del Coro del Teatro Regio di Parma.

La compagnia di canto è composta da artisti provenienti da Santa Cecilia Opera Studio, il programma di alto perfezionamento in canto lirico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dedicato alla formazione professionale di giovani talenti sotto la guida della grande interprete e docente Renata Scotto. I protagonisti dell’opera hanno iniziato la loro già rilevante carriera artistica proprio da Santa Cecilia Opera Studio e possono vantare esperienze artistiche di alto profilo professionale: Carmen Romeu, nata e formatasi a Valencia, si è affermata in concorsi lirici in Spagna e in Italia, ha cantato sotto la direzione di Maazel e Domingo e ha ricoperto ruoli in teatri come il São Carlos di Lisbona, ABAO di Bilbao e per il Rossini Opera Festival. Moisés Marín García, compiuti gli studi musicali e di Ingegneria nella città di Granada, ha partecipato a diverse produzioni di Opera Studio dell’Accademia di Santa Cecilia e ha collaborato con importanti teatri e istituzioni europee. Alessandro Granato ha studiato a Napoli con Anna Vandi e Bruno Praticò, debuttando recentemente in alcune produzioni in teatri italiani. Simone Alberti da una decina d’anni prende parte a importanti produzioni, a Montreal con Nagano, in Giappone con Renzetti, a Venezia con Philip Glass. Dario Ciotoli ha partecipato a produzioni presso l’Accademia di S.Cecilia, il Festival Pergolesi-Spontini, il Festival dei due Mondi di Spoleto.

Adina di Rossini, rappresentata per la prima volta nel 1826 al Teatro São Carlos di Lisbona e per lungo tempo assente dalle scene per essere ripresa dal 1963 e riproposta solo in poche occasioni, è un’opera che presenta aspetti singolari. Per le circostanze di composizione – non chiara l’identità del facoltoso committente che destinava l’opera ad una non identificata cantante del São Carlos di Lisbona – per il genere di farsa semiseria che Rossini aveva praticato solo nei primissimi anni di attività, per una genesi compositiva che probabilmente vide il contributo di altre mani. La commissione arrivò a Rossini nel 1817, un periodo di pressanti impegni presso i teatri di Napoli. Da qui probabilmente il ricorso a pratiche dell’autoimprestito o dell’integrazione abile di altri materiali.

L’ambientazione orientale e lo schema della vicenda ricalcano altri esempi di produzione del tempo. Il libretto di Adina attribuito a Gherardo Aldobrandini Bevilacqua, pittore e letterato amico di Rossini, sembra ricalcato sul modello di un libretto di Felice Romani. La trama si svolge nel serraglio del Califfo che vorrebbe sposare la schiava Adina. La fanciulla dapprima acconsente ma in seguito, nel rivedere il giovane Selimo che credeva morto e del quale era innamorata, cerca di fuggire con lui. Alla fine, dopo varie vicissitudini, il califfo scopre che Adina è sua figlia e può quindi acconsentire con gioia alle nozze con Selimo.

L’elemento di particolare interesse di Adina è l’adozione di un linguaggio che privilegia la vena malinconica con squarci notturni nei quali si addensano i sentimenti della vicenda per poi risolversi nel finale. L’altissima qualità della veste musicale, l’abilità della strumentazione, l’individuazione dei caratteri dei singoli personaggi fanno di Adina un piccolo gioiello del teatro rossiniano. Farsa non secondo il significato moderno ma semplicemente come denominazione di opera in un atto, in Adina viene in realtà di gran lunga privilegiato l’elemento patetico rispetto a quello buffo.

Durante la rappresentazione dell’opera sarà possibile seguire i testi grazie alla proiezione dei sottotitoli.

Sui misteri di Adina e sulla sua genesi sarà possibile conoscere di più partecipando alla presentazione del volume dedicato al libretto dell’opera, pubblicato dalla Fondazione Rossini di Pesaro. Sarà Gianluca Nicolini, curatore del volume, a spiegarne l’avvincente storia (Sala Calasanzio, presso l’Auditorium Varrone, sabato 29 alle ore 12).

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