Ad Amatrice ritorna il profumo del pane

Valerio riapre il forno dopo 14 mesi e dimostra, con il proprio lavoro, che la voglia di ricominciare è più forte della paura

Di nuovo. Ed è un’emozione. Si ferma una donna, socchiude gli occhi. S’avvicina a Valerio, uscito a prendere una boccata d’aria mentre il forno è acceso. «Si risente il profumo del pane ad Amatrice, il profumo del pane fresco», gli dice, sorridendo. Le sorride anche lui. Lui che ha perso i due figli e la moglie e la casa e il lavoro quella notte, il 24 agosto 2016. Che ieri mattina è tornato a farlo, il pane, e a fare il suo mestiere. Quattordicimesi dopo.

Più forte della paura

«È bello quel che ha detto la signora, ti dà anche la forza », spiega Valerio. Il panificio ha riaperto ieri nel centro commerciale ‘Il corso’: «Ricominciamo da zero o quasi, speriamo che la fortuna ci accompagni », spiega Maria Rita Puglia, la proprietaria: «Sono felice di avere riaperto, di esserci, ma con tanta paura, perché dopo più di un anno e tutto quel che ci è capitato la paura di non farcela ti assale». Ma «la voglia di restare qui e mandare avanti l’attività di mio padre che non c’è più è più fortedi tutte le paure del mondo».

È mio fratello

Valerio è dipendente di Maria Rita, ma solo sulla carta, parla di lei come di una sorella. «Sì, è vero – risponde la donna, che ha il pancione e la sua bimba nascerà fra due settimane –. Lui è il fratello che non ho mai avuto. Gli voglio bene e voglio che lavori con me per sempre anche perché è il mio punto di riferimento, non avendo più mio papà».

«Grazie»

Nel ‘Panificio amatriciano Puglia dal 1968’ il via vai di gente è senza soste. Su un muro fanno bella mostra le foto dei vicoli, della chiesa, della torre civica della cittadina com’erano prima del terremoto. «Dopo quella drammatica notte che mi ha portato via tutto… Torno a fare il pane. Grazie Maria Rita. Per Paola, Benny e Giusy », ha scritto Valerio su Facebook, l’altro ieri sera, sopra le foto di sua moglie Paola e di Benedetta e Giuseppe, tredici e nove anni, i loro figli. «Sono contento di essere tornato a fare al mio mestiere soprattutto per loro, per la mia famiglia che non c’è più», dice. E stamani ha occhi diversi, mai visti in un anno: «Anche se non li ho qui con me, so che da Lassù mi proteggono».

Il segno della Croce

Da qualche mese gli è stata assegnata una casetta. Ieri mattina si è svegliato, lavato, è uscito per andare a lavorare. Di nuovo. «Appena sceso dalla macchina la prima cosa che ho fatto è stata il segno della Croce. Perché malgrado questa prova forte che mi ha chiesto e mi sta chiedendo il Signore, sentivo proprio di farlo quel gesto. E l’ho fatto».

Lola

Non gli rende i figli e la moglie, però forse, dopo ieri, domani è un po’diverso. «Sì. Credo di sì. Sebbene quando torno a casa adesso sono solo. C’è Lola che mi aspetta, la cagnolina ». Che era adorata da Benedetta, che quando Valerio era a lavoro dormiva tra la piccola e Paola nel lettone e che si salvò perché i loro due corpi la protessero dalle macerie. «È dura. Però andiamo avanti».

Le macerie

Sistema il nodo del suo grembiule. Insieme al ragazzo che lavora con lui nel forno prendono un centinaio di rosette lievitate da poco e le infilano nel forno caldo. La gente continua a entrare, il pane va via a chili e chili. Se ne risente il profumo, qui. E le macerie, a quattro passi, sono un po’ più lontane.

(di Pino Ciociola / «Avvenire»)