Acqua pubblica, Avenali: la Regione ha aderito ai principi referendari

«Credo di poter dire che siamo di fronte ad una giornata storica. L’approvazione della prima legge di iniziativa da quando esiste la Regione Lazio che coincide con l’approvazione della nuova legge regionale per la Tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque è una grande vittoria democratica ed anche una grande opportunità. Come Regione Lazio abbiamo legiferato nel rispetto dei principi referendari del 2011 avviando un percorso innovativo, nel rispetto del principio fondamentale per cui l’acqua è un bene comune, un diritto fondamentale ed un servizio di interesse generale, che deve avere una gestione sostenibile e solidale, e su cui non si può speculare; è stata introdotta la partecipazione dei Comuni e dei cittadini alla definizione e degli ATO, e alla successiva gestione, si è introdotto il principio per il quale non ci possono essere finalità di lucro nella gestione del servizio e si deve raggiungere il pareggio di bilancio, è stato creato un fondo per la ripubblicizzazione e uno di solidarietà internazionale».

Lo dichiara Cristiana Avenali, Consigliera regionale del gruppo Per il Lazio e componente della Commissione Ambiente che ringrazia «i 39 Comuni della nostra Regione e 40 mila firme di cittadini e associazioni per il lavoro fatto perché attraverso uno strumento di democrazia, partecipazione e condivisione ci hanno consentito di segnare una strada chiara per la gestione del servizio idrico e la gestione non lucrativa della risorsa acqua».

«La scadenza degli ATO, a fine 2012 – spiega Avenali – ha imposto d’altro canto la necessità di legiferare sul tema della gestione del servizio idrico ed una cattiva gestione di questo servizio ha fatto sì nel tempo che l’acqua fosse considerata strettamente una merce, gestita a livello di mercato provocando un aumento delle tariffe, un peggioramento delle condizioni con conseguenti danni alla salute dei cittadini e all’ambiente, come dimostrato con particolare evidenza dal caso dell’arsenico. In seguito all’ abrogazione del “decreto Ronchi”, e mancando a livello nazionale una normativa specifica, al momento in Italia risulta vigente il diritto comunitario, il quale prevede che le Regioni possono scegliere se gestire i servizi idrici attraverso enti di diritto pubblico, nel rispetto – riaffermato anche nel Trattato di Lisbona – dell’interesse economico più vicino alle esigenze degli utenti».

«La Regione – aggiunge la Consigliera – in questo modo si riappropria del proprio ruolo di programmazione e pianificazione favorendo il riassetto idraulico del territorio ed era quindi ancora più necessario lavorare rispettando le tempistiche per approvare una legge regionale sul servizio idrico che rispettasse gli esiti referendari e la volontà pubblica. Ringrazio l’assessore Refrigeri e il Presidente Zingaretti, così come tutto il Consiglio, perché essere riusciti a fare questo è motivo di grande soddisfazione».

«Il Consiglio regionale nel primo anno di attività ha implementato diverse azioni velocizzare e valorizzare il percorso di approvazione della proposta di legge n. 31, da me fortemente volute: dall’audizione, a luglio, dei rappresentanti dei promotori della proposta di legge, all’importante seminario tenutosi presso la sala Mechelli a novembre, promosso dalla Commissione Ambiente, che alla presenza di esperti internazionali e nazionali ha facilitato il dialogo e sostenuto il confronto sul tema. Infine, durante il Consiglio che ha discusso e approvato il bilancio, è stato approvato un Ordine del Giorno che andava nella direzione della legge. Finalmente oggi come Regione Lazio abbiamo licenziato un testo che rispetta i principi fondamentali espressi nella proposta di legge di iniziativa popolare» dichiara ancora Avenali, che conclude:

«Ora con i successivi regolamenti attuativi daremo seguito a quanto stabilito nella nuova legge regionale, per mantenere lo spirito del testo di iniziativa popolare che fa seguito ai risultati straordinari del referendum del 2011, e garantendo una gestione davvero partecipata e condivisa del bene comune acqua, fuori da ogni logica di speculazione e sfruttamento. I cittadini, che possono essere i veri protagonisti di un cambiamento rivoluzionario, devono continuare a giocare un ruolo chiave, non solo come comitati e associazioni che partecipano e condividono l’iter di approvazione della legge, ma anche successivamente alla sua approvazione, assumendo insieme ai Comuni un ruolo di controllo e garanzia».