Chiesa di Rieti

«Abbiamo sempre motivi di speranza»: la visita del vescovo Vito nei luoghi del terremoto

Tra i Monti della Laga innevati il vescovo Vito si rivolge alla popolazione con semplicità e immediatezza nella sua prima visita nei luoghi del terremoto del 2016

Condividere le gioie e le speranze, ma anche le tristezze e le angosce. Tra i Monti della Laga innevati il vescovo Vito si rivolge alla popolazione con semplicità e immediatezza nella sua prima visita nei luoghi del terremoto del 2016. Una visita annunciata già prima della sua ordinazione episcopale come a indicare un segno del cammino che intende percorrere con il popolo che gli è stato affidato: quello della massima vicinanza, di un destino condiviso, ma non subito. «La speranza deve sempre accompagnare ognuno di voi – dice durante la Messa celebrata nell’Auditorium di Amatrice – il vostro dolore da adesso è anche il mio, ma la speranza non deve mai finire: lo dobbiamo a quanti hanno perso la vita, ma anche a loro, ai bambini».

Lo spazio in cui si muove il nuovo vescovo di Rieti è incorniciato da abbracci, strette di mano, dalla ricerca degli occhi degli altri, ma non solo. Come indicato alla vigilia della sua ordinazione con il momento di raccoglimento a Greccio, il motore sotterraneo viene da un moto dell’anima, da un’esigenza spirituale profonda. E ad Accumoli e Amatrice lo si è visto dal concentrato momento di preghiera che ha voluto riservare solo per sé davanti ai monumenti ai caduti e nel mezzo delle macerie in zona rossa, rese ancora più irreali e stranianti dal considerevole strato di neve.

Nei due paesi distrutti dal terremoto il vescovo si è intrattenuto a lungo con le persone, cercando di conoscere, capire, accompagnare. «Abbiamo sempre motivi di speranza», ha spiegato, quasi facendo eco al saluto di mons Luigi Aquilini, che a nome della comunità ecclesiale ha indicato non tanto il dramma vissuto, ma la vitalità del territorio, la ricchezza delle sue tradizioni, la voglia di «risorgere e andare avanti, sostenuta da una grande fede».

Si avverte un grande bisogno di continuare a confidare nella Chiesa, che dal 24 agosto del 2016 non ha mai abbandonato il territorio, ma sempre fatto sentire la sua presenza, il suo accompagnamento. Una eredità che don Vito raccoglie «in punta di piedi», ma con un’attenzione già divenuta personale. E lo dimostra spiegando ai fedeli che il calice e la patena usati sono stati realizzati mettendo insieme il legno di un ulivo della sua Puglia con due pietre, una di Accumoli e l’altra di Amatrice.

Al termine della Messa, ad Amatrice, il superiore della Famiglia dei Discepoli di don Giovanni Minozzi, don Savino D’Amelio, ha introdotto il nuovo vescovo alla cifra spirituale di questo sacerdote amatriciano che tanto ha realizzato per l’Italia e per la stessa Amatrice. Sullo sfondo, la costruzione di Casa Futuro, dove prima del terremoto sorgevano i padiglioni dell’Opera per il Mezzogiorno d’Italia: un tassello importante dei progetti della ricostruzione che coinvolge direttamente la Chiesa di Rieti, con il cantiere visitato da don Vito al suo arrivo nel paese.

La mattinata si è chiusa con uno scambio di doni: da un lato la colletta dei fedeli della parrocchia dei Santi Medici di Bitonto consegnata alla parrocchia di Amatrice, dall’altro quelli al vescovo dei bambini del catechismo, dei rappresentanti della Caritas amatriciana e del parroco di Amatrice.

Nel primo pomeriggio, dopo la visita in zona Rossa accompagnato dai Carabinieri e da padre Carmelo Giannone, ad Accumoli, il vescovo è stato accolto dal suono della banda cittadina, che don Vito ha esortato a proseguire nel prezioso servizio della musica cercando di coinvolgere i giovani. Poi il saluto del parroco don Stanislao Puzio, che lo ha ringraziato riprendendo parole di speranza dal suo messaggio di auguri di Natale. Anche ad Accumoli, mons Piccinonna si è intrattenuto a lungo con la popolazione, con uno sguardo speciale per i più giovani: «Chiamatemi, quando vi sentirete soli o trascurati».