A Ventotene l’Europa attende Hollande, Merkel, Renzi. E la fine del suo confino

Il 22 agosto si riuniranno per capire se l’Europa del dopo Brexit può ancora percorrere una via comune. Qui Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, da prigionieri e nel pieno della seconda guerra mondiale, scrissero il loro “Manifesto”, prima pietra per la costruzione di un’Europa unita. “I tre grandi verranno a Ventotene – dice il libraio di Piazza Castello – ma penso che di Europa parleranno altrove”. Ne saranno all’altezza? “Loro? Chissà… ma noi? Noi siamo all’altezza dei nostri nonni?”.

L’ultima spiaggia. Dopo due ore di traghetto sul mare mosso, il nome della libreria di Piazza castello sembra appropriato. La distanza dalla costa non è eccessiva, eppure basta ad allontanare Ventotene dall’Italia e dall’Europa.

Nella sua storia l’isola è stata terra di confino più che di confine,

dall’impero romano – Augusto ci esiliò la figlia Giulia – fino al ventennio fascista, un carcere naturale dove la vista non può abbracciare altro che mare e l’isolotto di Santo Stefano, in passato sede di una prigione prima borbonica e poi italiana che versa in pessime condizioni. E’ a Ventotene che Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, da prigionieri e nel pieno della seconda guerra mondiale, scrissero il loro “Manifesto”, prima pietra per la costruzione di un’Europa unita. Nello stesso luogo

si sono dati appuntamento François Hollande, Angela Merkel e Matteo Renzi: il 22 agosto si riuniranno per capire se l’Europa del dopo Brexit può ancora percorrere una via di cui Spinelli nel 1941 scorgeva le insidie e la necessità: “Non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!”.

Tracce del passato. Sulla banchina del piccolo porto sbarcano auto e persone, si mescolano accanto a imbarcazioni, tavolini, qualche bar, banchetti che offrono tour dell’isola in barca e immersioni; nessuno pensa alla visita. In disparte è fermo un camioncino con il cartello ‘Vincenzo prodotti locali’. “Sono nato a Ventotene – spiega Vincenzo – e sono 55 anni che vedo passare persone, magari passeranno pure Renzi e Merkel. Hanno del lavoro da fare e questo è il posto giusto, qui è stata pensata l’Europa”. Vincenzo si ferma, si guarda intorno e, abbassando la voce, prosegue: “Sa, io ho visto e conosciuto Altiero Spinelli. Non era molto alto, ma abbastanza magro”. Con le mani ne disegna la figura nell’aria. “Veniva una volta al mese ed è seppellito nel cimitero dell’isola. Una brava persona, i miei genitori erano qui quando era al confino, c’era anche Sandro Pertini, stava dove ora ci sono le torrette”. Il padiglione di Pertini si affacciava quasi sopra il porto, non ne resta traccia. Percorrendo le salite che portano al centro si incontrano la “mensa degli anarchici”, oggi un negozio di articoli vari e la “biblioteca dei confinati”, che ospita l’ufficio postale. Dietro la piazza, dalla parte opposta rispetto al castello diventato municipio, la “strada delle botteghe dei confinati”, dove sorgevano i piccoli laboratori in cui i prigionieri potevano dedicarsi all’artigianato, una delle poche attività concesse dal regime carcerario. A ricordare i luoghi restano delle targhe, a metà della via quella dell’orologiaio Spinelli e dell’arrotino Giuseppe Pianezza recita “Si riparano orologi, terraglie ed altre cianfrusaglie”, tra una riparazione e l’altra si pensa l’Europa.

L’eredità dei nonni. Dappertutto turisti in costume, non manca una palestra Pokémon, i “piccoli mostri” non conoscono confini e hanno colonizzato anche Ventotene. Sulle spiagge – le cale – tante persone che prendono il sole e nuotano.

L’Unione europea e i suoi problemi sono lontani, anche se un caccia sfreccia nell’aria all’improvviso e sembra ricordare che il mar Mediterraneo è luogo di tragedia, non di solo idillio.

“Non so cosa decideranno Renzi, Hollande e Merkel – spiega un ristoratore –si è parlato di un centro culturale dedicato agli studi europei da costruire a Santo Stefano, 70 milioni di euro. Per noi ventotenesi sarebbe utile spenderne qualcuno qui, a Ventotene”. Allontanandosi dalle strade principali e dalle spiagge il vociare cessa di colpo, i colori vivaci degli ombrelloni lasciano il posto al giallo e al verde della vegetazione che nasconde il mare, così come alle tinte tenui delle abitazioni. Gli unici suoni sono il frinire delle cicale, l’infrangersi delle onde, la voce di qualche televisore dalle finestre che evoca le radio di un tempo. Questo silenzio pieno racchiude la Ventotene che ispirò Spinelli e Rossi, un’atmosfera che in parte è rimasta immutata anche nella libreria di piazza Castello. “I tre grandi verranno a Ventotene – dice il libraio – ma penso che di Europa parleranno altrove”. Ne saranno all’altezza? “Loro? Chissà… ma noi? Noi siamo all’altezza dei nostri nonni?”. Tra le rovine romane, che è possibile visitare solo alle 18 e in giorni alterni anche se l’ultimo traghetto per la terraferma parte alle 17.30, e il monumento dedicato a Giuseppe Di Vittorio, trasformato in bagno pubblico, a Ventotene l’Europa attende Hollande, Merkel, Renzi e la fine del suo confino.