Parrocchie

A Vazia una giornata d’autunno dal «sapore di buono»

In una bella giornata autunnale, la comunità di Vazia si è ritrovata immersa nella storia quale comunità di uomini che vivono nella storia, che fanno la storia conservando con cura ciò che più li rappresenta, la chiesa parrocchiale e la casa comune

Vi sono degli eventi indimenticabili che accadono nella storia dell’umanità, da subito riconosciuti importanti, che segnano nuovi inizi. Cambiamenti epocali che determinano un assetto geopolitico inaspettato. Come la caduta del muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre1989, un evento che ha modificato i confini europei, economici e sociali, ridisegnando sia le mappe politiche che quelle culturali.

Dalle ceneri l’Araba Fenice rinasce, e dall’abbattimento dei muri si riafferma la coscienza e il diritto all’autorealizzazione: bisogna demolire per poter ricostruire e progettare architetture, spazi esistenziali dove esercitare la libertà. La Chiesa, in quanto gruppo di persone, ha edificato alcuni luoghi in cui riunirsi. San Giovanni in Laterano, sorta sul preesistente palazzo imperiale, è la prima cattedrale fabbricata.

Dedicata il 9 novembre da papa Silvestro I nel 324 al SS. Salvatore e ai SS Giovanni evangelista e Giovanni Battista, è la madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’orbe. La giornata del 9 novembre racconta dunque questa storia, fatta in un certo qual modo di demolizioni ma anche di edificazioni, di riunioni e ampi orizzonti dove cercare ragioni d’essere. Abbiamo bisogno di fraternità, di costruire ponti in un mondo dove si alzano muri per paura degli altri. Bisogna abbattere la paura che impedisce di andare oltre le proprie convinzioni. La messa a dimora di un albero è un gesto che veicola tale significato, se poi a compierlo è una comunità parrocchiale e l’albero piantato è il tiglio che il vescovo Domenico insieme al Vangelo di Matteo nella giornata dedicata alla Parola ha consegnato personalmente alle parrocchie della diocesi, ne assume a pieno la prospettiva.

La comunità di Vazia si è ritrovata immersa nella storia quale comunità di uomini che vivono nella storia, che fanno la storia conservando con cura ciò che più li rappresenta, la chiesa parrocchiale, la casa comune. Accogliere la chiamata di Dio significa sostanzialmente riconoscersi come figli facenti parte di un’umanità intera che è sostanzialmente unica di fronte a Dio, come unica e la famiglia umana. È la chiamata cosi ad una vita “più umana” che si esprime a partire principalmente dalle relazioni coniugali, familiari e sociali e dall’aver cura dell’habitat,della natura e del cosmo. Le donne e i giovani, i ragazze e gli uomini hanno governato la loro casa in modo mirabile, curando il giardino e le siepi, pulendo e profumando gli stipi e gli armadi come pure i locali parrocchiali e gli spazi comuni, il tutto allietato dall’ottimo pranzo preparato amorevolmente dal gruppo cucina della parocchia.

L’allegria e la condivisione creava un clima familiare, così come l’aria che si respirava era aria di casa, l’odore delle caldarroste e delle pizze fritte hanno destato l’attenzione dei ragazzi e dei bambini del catechismo, anch’essi attivamente coinvolti insieme agli animatori e agli associati dell’Azione Cattolica.

Perché lo sviluppo dell’uomo non può che avvenire con lo sviluppo solidale dell’umanità. L’uomo deve incontrare l’uomo, le nazioni devono incontrarsi come fratelli e sorelle, come figli di Dio. In questa comprensione,in questa comunione sacra, dobbiamo lavorare per edificare l’avvenire comune dell’umanità, afferma la lettera enciclica di S.S. Paolo VI del 27 marzo 1967, la Popolorum progressio.

Così, nella parrocchia di Vazia sabato 9 novembre si è respirata aria buona, e si è animata una giornata che sapeva di buono.