Parrocchie

A Vazia si celebra la Giornata Missionaria aggiungendo un posto a tavola, «perchè solo donando si riceve»

I genitori dei cresimandi della parrocchia di Vazia hanno voluto vivere la giornata missionaria servendo in tavola e condividendo ciò che ognuno ha potuto offrire, perchè non c’è nulla di più bello dello stare insieme mettendo tempo e cura a disposizione degli altri

La 93esima giornata mondiale missionaria ha trovato nello slogan Battezzati ed inviati un’immagine capace di esprimere al meglio il valore della missionarietà, paradigma della vita cristiana.

La dinamicità è l’attributo richiesto ad ogni battezzato, ha affermato papa Francesco nell’omelia durante la messa nella Basilica di San Pietro, «Il cristiano è colui che è sempre in movimento», è colui che offre «con amore quell’amore che ha ricevuto, quella pace che ci riempie di gioia ogni volta che incontriamo Gesù. È l’incontro con Lui che spinge ad andare oltre verso tutti».

E genera un’ansia che si placa solo col donare ciò che si è ricevuto con amore, perché la missione «non è un peso da subire, ma un dono da offrire».

Ci muoviamo nella bidirezionalità , in uno spazio a due coordinate: il verticale e l’orizzontale. Lo sguardo rivolto vero i monti, in alto, allarga le vedute ristrette e ci permette di abbracciare indistintamente tutto ciò che ci si pone davanti, senza preferenze o disparità. Il quotidiano è il tempo opportuno, il tempo utile per vivere il battesimo che è un invio, un progetto di vita ordinata al mondo.

I piccoli gesti abbattono barriere e diffidenze, difese e paure, e rivelano condizioni possibili e feconde. Lo stare seduti a tavola, il condividere un pasto è un gesto semplice e tipicamente umano, capace di offrire e saziare il desiderio di una normalità appagante e agognata. I genitori dei cresimandi della parrocchia di Santa Maria Assunta di Vazia hanno voluto vivere la giornata missionaria proprio in questo modo, condividendo ciò che ognuno ha potuto offrire, sottraendo tempo ai propri impegni quotidiani e mettendosi con gioia a disposizione degli altri.

Hanno cucinato prelibatezze, addobbato festosamente i locali parrocchiali, lavorato fianco a fianco con solerzia, occupandosi chi dei fornelli, chi della brace e chi del servizio ai tavoli. Ognuno ha svolto il suo lavoro con dedizione all’unico scopo di regalare una bella e spensierata giornata ai loro ragazzi, presenti insieme al parroco don Zdenek, al seminarista Marcello, al loro catechista e a cinque missionari presenti in diocesi proprio per la giornata missionaria, graditissimi ospiti.

Così, una volta indossato il grembiule, i genitori si sono messi subito al lavoro come novelli diaconi, testimoniando con l’esempio Gesù che non mai rifiutato un invito a pranzo e che ha fatto del pane della convivialità un sacramento, il segno della sua presenza.

Perché «una testimonianza va vissuta in prima persona, comportandosi da discepoli. Questa è infatti l’istruzione che ci da’ il Signore, andare verso tutti», chiosa papa Francesco.

Nella banalità di un gesto comune offerto con amore e gratuità ci si riscopre dunque uomini, perché si vive da uomini nell’aprire il cuore alle necessità dell’altro. Il pomeriggio si è concluso con la testimonianza di don Antonello e suor Elisa, missionari di Villaregia. Hanno raccontato le loro esperienze di vita, mostrando come Gesù Cristo sia presente nel povero e nel bisognoso e come il bene ricevuto in terra di missione sia quantitativamente maggiore di quello donato.

Perché è dal donare che si riceve e dal modo di amare che ci si scopre figli dello stesso Padre.