A San Fabiano una targa in ricordo del tenore Enrico Caruso

Il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, e l’assessore alla Cultura, Annamaria Massimi, apporranno, mercoledì 30 dicembre alle 11.30, una targa in ricordo della permanenza a Rieti del tenore partenopeo Enrico Caruso.

La targa sarà apposta sulla facciata del fabbricato di via San Francesco 18, oggi di proprietà dell’Amministrazione provinciale di Rieti, già Caserma di San Fabiano ed ex sede del XIII Reggimento di Artiglieria, dove il popolare artista svolse il servizio di leva.

Il Comune di Rieti, su proposta del giornalista Tito Cheli, ha voluto così rendere omaggio alla memoria e alle straordinarie qualità di un personaggio di grande valore artistico, diventato il più famoso tenore del mondo.

Caruso prestò servizio militare nell’allora Caserma San Fabiano nel febbraio del 1894. Il suo periodo di ferma durò soltanto 45 giorni in quando, secondo le norme allora vigenti, il futuro tenore ebbe la possibilità di farsi sostituire nell’adempimento degli obblighi dal fratello Giovanni.

Nei momenti di pausa, durante la sua permanenza a Rieti, il giovane artigliere napoletano cantava ad alta voce e il suo canto sollecitò l’attenzione del comandante della batteria d’artiglieria, maggiore Magliati, che era anche un esperto musicologo.

Lo stesso ufficiale gli trovò un insegnante, il reatino David Marcucci, successore di Luigi Stame, maestro della Cappella del Duomo di Rieti. Magliati procurò a Caruso anche la possibilità di continuare a coltivare il canto in casa del barone Costa, un melomane, che individuò i limiti del giovane tenore e lo orientò allo studio di uno spartito estremamente congeniale: la Cavalleria rusticana.

Il giovane soldato, nelle ore di libera uscita, incontrò anche il maestro reatino, violinista e chitarrista, Giovanni Forgini, allora ventenne, insieme al quale si dilettò suonando le arie composte dai grandi musicisti dell’epoca e dai compositori partenopei.

Caruso divenne il più grande tenore del mondo. Svolse la maggior parte della sua attività al Metropolitan di New York. Un tenore che, a parere di molti, non è stato mai superato.