Rieti tra cavalli, pane e spighe di grano

L’edizione 2012 dei “Cavalli Infiocchettati” prova a guardare a nuove parti della storia locale da riscoprire e valorizzare per tenere viva l’anima popolare della città.

Abbiamo incontrato Valentino Iacobucci, presidente dell’Associazione Porta D’Arce, per capire insieme in quale direzione muove la manifestazione di quest’anno.

Valentino, anche quest’anno siamo arrivati all’appuntamento dei cavalli infiocchettati…

Avevi dubbi? (Sorride, ndr). È una grande manifestazione popolare che non solo è radicata nella nostra storia, ma è ormai entrata nell’immaginario della città attuale. In qualche modo gli sforzi che abbiamo fatto in questi anni hanno colmato un vuoto tra il profilo popolare di allora e quello di oggi.

In più c’è la fatica di integrare temi e iniziative che approfondiscono il senso della proposta.

È vero, la relazione con il cavallo nelle origini della manifestazione era strettamente legata alla dimensione produttiva. Oggi ovviamente questo è venuto meno, ma ci sono nuove situazioni che legano il cavallo alla città. Basti pensare ai tanti amanti dell’equitazione. Una corposa nicchia di appassionati. E poi, da quest’anno, abbiamo voluto approfondire anche altri aspetti, ad esempio introducendo incontri tra l’animale e i diversamente abili nel solco dell’ippoterapia. Rimangono inoltre sempre validi e di grande successo gli appuntamenti, ormai tradizionali, con il “battestimo della sella” per i più piccoli.

Quindi uno sguardo sul passato e uno sul futuro della città…

La parte di rievocazione storica davanti alla chiesa di Sant’Antonio Abate per noi è altrettanto centrale della sfilata pomeridiana, e anzi a leggere il programma si capisce come l’intera manifestazione parta da lì. C’è l’idea di lanciare un ponte tra la Rieti di un tempo, forse più consapevole e più “ricca”, e quella di oggi, un po’ più in difficoltà e in crisi, per tentare la ricognizione di percorsi non tentati o abbandonati troppo presto.

C’è anche un altro messaggio dentro alla manifestazione di quest’anno però…

Credo tu ti riferisca a quando, durante l’ormai tradizionale concerto della fanfara dell’Arma dei Carabinieri al Teatro Vespasiano, abbiamo voluto richiamare la figura di Nazzareno Strampelli.

Infatti…

Abbiamo pensato di dedicare la manifestazione di quest’anno a questa figura del nostro passato recente, che magari non è proprio dimenticata, ma il cui valore forse non è adeguatamente percepito. Il cavallo, ricordiamolo, era legato in larga misura al lavoro agricolo. Un settore in cui Strampelli ha dato un contributo straordinario. A noi è piaciuto guardare al di là del suo solo talento tecnico scientifico. Perché l’intuizione del principe Potenziani, che mise a disposizione la terra, aiutò lo scienziato a creare nuove varietà di grano, più produttive, ma in questo si può leggere anche la capacità del territorio reatino di produrre ricchezza e rinnovamento, ed accogliere il futuro. “Per quel grano e per quel pane” è la dedica all’uomo Strampelli che abbiamo pensato per questa occasione. Un pane da intendere sia in senso proprio, che figurato, come capacità di lavoro, di relazione tra uomo e terra, di ponte tra passato e futuro. La manifestazione popolare dei cavalli infiocchettati in fondo esorta la città a far crescere nuove spighe.