Ucraina

A Mariupol bombe sull’ospedale: «Più di mille morti, è catastrofe umanitaria»

Mosca: sì ai negoziati, ma Kiev ceda sul Donbass. Onu: 2,2 milioni di profughi. Usa e Gran Bretagna: non percorribile l'ipotesi della no-fly zone Nato sui cieli ucraini

La città portuale ucraina di Mariupo oggi è stata “sotto il continuo attacco dei bombardamenti russi”. È l’allarme lanciato dal vicesindaco, Sergiy Orlov, che ha parlato di 1.170 persone uccise, 47 sepolte oggi in una fossa comune. E una città dove non c’è più acqua, riscaldamento, elettricità, gas, con i residenti che bevono neve e bruciano legna: Tutto ciò “è medievale”, ha detto. Non solo: un raid aereo russo ha distrutto un ospedale con reparti maternità e pediatrici. Numerosi video sono stati diffusi con le immagini dei detriti. Non si conosce il bilancio delle vittime: si parla di diversi feriti, forse 17, ma anche di vittime tra le macerie. L’attacco ha suscitato la rabbia del presidente Zelensky: ‘Un attacco diretto delle truppe russe all’ospedale di maternità. Persone e bambini sono sotto le macerie. Bambini sotto le macerie. Che atrocità! Per quanto ancora il mondo sarà complice ignorando il terrore? Chiudete i cieli adesso! Fermate le uccisioni! Avete il potere di farlo ma sembra che stiate perdendo l’umanità’, scrive su Twitter, pubblicando il video della distruzione provocata dal raid russo. Più tardi aggiunge che quello che sta accadendo a Mariupol è una catastrofe umanitaria”.

Il bombardamento dell’ospedale di Mariupol è stato condannato da tutti i leader europei. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha detto che si tratta di un atto “inaccettabile” e che non ci sono “ragioni né motivazioni”.

Squarci di speranza si erano aperti stamani, dopo la quattordicesima notte di bombe con pesanti raid sulle città e vittime tra i civili. “Ci sono stati alcuni progressi” nei negoziati destinati a “mettere fine il prima possibile allo spargimento di sangue insensato e alla resistenza delle forze armate ucraine”, ha detto stamani la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Secondo quanto riferisce Interfax, la portavoce ha detto che l'”operazione speciale” non punta “all’occupazione dell’Ucraina, alla distruzione delle sue istituzioni o al rovesciamento dell’amministrazione in carica”. L’attacco, ha aggiunto, “non è nemmeno diretto contro la popolazione civile”.

Intanto il Cremlino fa l’altolà alla Nato: un invio di jet all’Ucraina sarebbe interpretato come l’ingresso nel conflitto. E insiste sull’uscita del Donbass dall’Ucraina: la Russia vuole tenere colloqui con l’Ucraina “il prima possibile” ha detto il portavoce del Cremlino Peskov citato dalla Tass, aggiungendo però che le Repubbliche di Donetsk e Lugansk sono “Stati sovrani e indipendenti” e che Kiev dovrebbe riconoscerli come tali.

Dopo un’altra notte di intensi bombardamenti su diverse città dell’Ucraina, è entrato in vigore alle 9 locali il nuovo cessate il fuoco annunciato dalla Russia per la giornata di oggi (fino alle 21) per consentire l’apertura dei corridoi umanitari e probabilmente per permettere alle forze militari russe di riposizionarsi. Ma in mattinata le sirene antiaeree hanno suonato nelle città di Kharkiv (nord-est) e Vinnytsia (a sud-ovest di Kiev). I corridoi, secondo quanto riporta la Tass, sono: Energodar-Zaporozhzhia, Sumy-Poltava, Mariupol-Zaporozhzhia, Volnovakha-Pokrovsk, Izyum-Lozova, e verso Kiev dagli insediamenti di Vorzel, Bucha, Borodyanka, Irpen e Gostomel.

Si contano, anche oggi, le vittime civili: almeno 10 persone sono morte nel bombardamento di Severodonestk, nella provincia orientale di Lugansk (Donbass) secondo quanto riferisce un responsabile locale. Altre cinque persone, tra cui due bambini “nati nel 2021”, sono rimaste uccise in un “attacco aereo” che ieri sera ha colpito la città di Malyn, nella regione di Zytomyr. Lo riporta Ukrinform, che cita notizie del ministero degli Interni di Kiev secondo cui sono state distrutte sette case.

Secondo gli ultimi dati dell’Acnur (Onu) nell’invasione russa dell’Ucraina sono morti almeno 474 civili tra cui 29 bambini. “Il bilancio reale è molto più alto”, avverte la nota, spiegando che la verifica di molti decessi segnalati procede con lentezza. I feriti civili confermati sono 861.

Grazie al corridoio aperto ieri, circa 5.000 civili sono stati evacuati da Sumy, nel nordest del Paese, a Poltava (175 km a sud): lo ha reso noto il vice direttore dell’ufficio della presidenza ucraina, Kirill Timoshenko. Anche oggi i civili di Sumy potranno usare i loro mezzi per raggiungere Poltava e, nel primo pomeriggio, potranno contare anche sui 22 autobus utilizzati ieri.

Un quartiere bombardato a Mariupol

Sono 2.155.271 le persone che, in queste due settimane di guerra, hanno attraversato la frontiera ucraina in cerca di sicurezza. “È la crisi di rifugiati che cresce più velocemente in Europa dalla Seconda guerra mondiale” scrive l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur). La maggior parte si è rifugiata in Polonia, poi in Ungheria, Moldavia, Romania, Slovacchia, mentre altri hanno proseguito in direzione di altri Paesi europei. Un numero considerevole di persone, presumibilmente dalle città dell’est, si è diretto verso la Federazione Russa. “Crediamo che oltre un milione di persone possano essere sfollate all’interno del Paese” scrive l’Acnur.
L’Aiea: in sicurezza la centrale di Chernobyl

“Nessun impatto critico sulla sicurezza” dall’interruzione di corrente a Chernobyl. Lo assicura l’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), dopo che stamani aveva reso noto di non ricevere più i dati dalla centrale nucleare ucraina. Il motivo è stato spiegato dagli occupanti russi: l’hanno “completamente scollegata dalla rete elettrica”. Per l’operatore energetico ucraino Ukrenergo, a causa delle ostilità in corso “non c’è possibilità di ripristinare le linee”. Oltre 200 fra tecnici e guardie sono bloccati nel sito e lavorano da 13 giorni sotto la sorveglianza russa. L’Aiea aveva chiesto alla Russia di concedere loro rotazioni, poiché i turni di riposo e gli orari fissi di questi addetti sono essenziali per garantire la sicurezza dell’impianto.

L’esercito russo ha preso il controllo anche della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Le 240 persone responsabili della sicurezza dell’impianto avrebbero deposto le armi.

No degli Usa ai jet dalla Polonia. Il Cremlino: aprirebbero scenari pericolosi

Tiene ancora banco la scelta della Polonia, rifiutata dagli Usa per evitare il rischio di allargare il conflitto, di mettere a disposizione degli americani i Mig-29 per poi girarli all’Ucraina. La prospettiva di jet che partono da una base statunitense in Germania “per volare nello spazio aereo conteso tra Russia e Ucraina solleva serie preoccupazioni per l’intera alleanza Nato”, ha spiegato il portavoce del Pentagono John Kirby. “Continueremo a consultarci con la Polonia e gli altri nostri alleati su questa questione e le difficoltà logistiche che pone, ma non crediamo che la proposta polacca sia sostenibile”.

Il Cremlino ha dichiarato oggi che l’invio di jet militari all’Ucraina “aprirebbe scenari pericoli” in quanto Mosca lo interpreterebbe come un diretto coinvolgimento della Nato nella guerra.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lancia un nuovo appello ai Paesi occidentali perché dichiarino la no-fly zone sull’Ucraina per evitare “una catastrofe”: “La Russia usa missili, aerei ed elicotteri contro di noi, contro i civili, contro le nostre città, contro le nostre infrastrutture. È un dovere umanitario del mondo rispondere”. Ma l’ipotesi di prendere di mira e abbattere aerei militari russi, connessa inevitabilmente a qualunque ipotesi di no-fly zone imposta dalla Nato, “non è sostenibile” per gli alleati occidentali, ha ribadito Londra.

Da oggi la vice presidente degli Usa, Kamala Harris, sarà in visita in Polonia e in Romania, mentre gli Stati Uniti e gli alleati della Nato cercano di potenziare i combattenti ucraini evitando di essere coinvolti in una guerra più ampia con la Russia.
Domani in Turchia l’incontro dei ministri degli Esteri di Mosca e di Kiev

Da registrare uno spiraglio sul fronte dei negoziati: i ministri degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e ucraino, Dmitry Kuleba, si “incontreranno davvero” ad Antalya, in Turchia. “Noi pensiamo che dal momento che l’Ucraina l’ha confermato, l’incontro si terrà davvero, in particolare perché è stato organizzato dalla Turchia che ospita l’evento (il Forum diplomatico di Antalya, ndr) a margine del quale è previsto che si tenga l’incontro”, dichiara la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Tass. Zakharova spiega che la Russia si sta preparando per i colloqui, ma senza necessità di affrettare le cose e precisa che il volo di Lavrov per Antalya è programmato per oggi.

Stamani è partito per la Turchia anche il presidente israeliano Isaac Herzog, che incontrerà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in una visita di stato di due giorni. È il primo leader israeliano a farlo dal 2008.

Il peso delle sanzioni. Mosca: presto la nostra risposta

Sul fronte economico, le sanzioni imposte alla Russia e criticate ieri dalla Cina (“Sono dannose per tutti”), cominciano ad avere effetti negativi anche su altre economie. A lanciare l’allarme è il vicepresidente della Banca mondiale (Bm) per il Medio Oriente e Regione del Nord Africa, Férid Belhaj, secondo il quale diverse economie della regione Mena, tra cui la Tunisia, saranno “materialmente colpite” dalla guerra in Ucraina, poiché continuano a dipendere dalle importazioni di generi alimentari, in particolare grano e mais. La crisi in corso, spiega, è “destinata ad interrompere le catene di approvvigionamento di grano e prodotti semi oleosi, aumentare i prezzi dei generi alimentari e dei costi di produzione interna in agricoltura” con grave danno per “i più poveri e vulnerabili, che dipendono dall’agricoltura per il loro reddito”.

La Russia lavora a una risposta “rapida” e “ponderata” alle sanzioni imposte dall’Occidente, che sarà avvertita nelle aree più “sensibili per coloro a cui si rivolge”, dice il direttore del dipartimento per la Cooperazione economica del ministero degli Esteri di Mosca, Birichevsky. In pericolo per l’Italia – segnala Coldiretti – ci sono le esportazioni in Russia di vino e spumanti, caffè, olio di oliva e pasta, che sono scampati all’embargo e hanno raggiunto lo scorso anno il valore di 670 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto al 2020.

da avvenire.it