Ricostruzione

A cinque anni dal terremoto, i primi cantieri rendono concreta la speranza

È stato vissuto a Grisciano il primo momento di preghiera in occasione del quinto anniversario del terremoto del 24 agosto 2016

Il crocefisso su un cantiere; una pila di sacchi di cemento e qualche mattone per accennare un altare. Sono i segni forti e immediati che hanno creato il contesto del momento di preghiera in memoria delle vittime del terremoto vissuto a Grisciano di Accumoli. A dare il senso dell’incontro è stato il parroco don Stanislao Puzio, che ha riflettuto sull’inconsapevole serenità vissuta da tutti prima delle scosse del 24 agosto 2016. Erano i giorni in cui tanti si preparavano a rientrare a scuola o a lavoro. Momenti ingenui, ma insieme solenni e festivi. Poi la terra ha tremato, ed è stato come perdere l’innocenza. «Non si può dimenticare quello che è accaduto», ha sottolineato il sacerdote: «con la distruzione e la morte è arrivata anche la paura».

«Quella notte l’alba sembrava non arrivasse mai», ha aggiunto don Stanislao, notando che allo stesso modo ha tardato «l’alba della ricostruzione». Perché nella piena emergenza c’è stato «il fiume della solidarietà» a dare sollievo, ma «chi immaginava ci sarebbe voluto così tanto per vedere i primi cantieri?». Non a caso la veglia dell’anno precedente chiedeva di “Vedere la speranza”. Ma in questi giorni, «le prime gru compaiono sul territorio». E dal momento in cui aprono i cantieri la speranza smette di essere un sogno, un’idea che rischia d’esser vuota per diventare «un fatto concreto, visibile, toccante, atteso e preteso dalla popolazione».

Un quartetto d’archi è stato chiamato a sottolineare questo nuovo inizio, come ad annunciare la bellezza di case da abitare che i cantieri non possono lasciare intravedere. Ma tra i ferri e le tavole delle impalcature vengono proiettate immagini che suggeriscono un ponte tra le macerie di ieri e la vita da ricostruire guardando al domani. Tra le foto tante sono delle chiese, crollate come le case, ma non come la speranza. Si è però corso il rischio di vederla rovinare e su questo si sono concentrate le meditazioni del rosario condotto dai frati Mimmo e Carmelo. Ricordando che la ricostruzione è possibile se comprende l’essenziale dimensione spirituale: «Invitiamo il Signore ad essere presente nel mondo delle nostre sofferenze: lui solo, infatti, cambia il buio in luce, la disperazione in speranza, la morte in vita. E per questo è importante lasciarsi plasmare dalla sua grazia».

La luce del videoproiettore scrive “Risorgeremo” tra le lamiere del cantiere. Ora bisogna crederci.