94. “Caritas in Veritate”. La Speranza cristiana come risorsa per lo sviluppo umano integrale

La convergenza tra Scienze economiche e valutazione morale non è un’utopia ma un percorso palesemente percorribile in vista dell’edificazione del bene comune.

Società civile come mirabile sintesi tra fraternità e sviluppo economico. È il concetto che emerge chiaro nel terzo capitolo della Caritas in Veritate di Benedetto XVI. «Fraternità, sviluppo economico e società civile» è il titolo del terzo capitolo del documento. Si apre con una riflessione sul significato e il senso della gratuità. Secondo il Pontefice l’uomo «è fatto per il dono», un’esperienza possibile vivendo nella verità la pienezza della carità. È tramite il dono che l’uomo si apre alla trascendenza. Il dono è espressione di gratuità: non riguarda in prima battuta il merito, anzi lo supera. Accettare il dono significa riconoscere Colui che l’ha reso possibile, diventa segno della presenza di Dio.

La verità «al pari della carità è dono». Per quanto l’uomo possa continuare a sostenere il contrario, la carità non è il frutto degli sforzi umani, ma è ricevuta proprio come dono. Essa, come l’amore, «non nasce dal pensare e dal volere ma in certo qual modo si impone all’essere umano». La gratuità è una delle espressioni più chiare dell’esperienza del dono, ma rischia di non essere riconosciuta se la prospettiva esistenziale è limitata e ricondotta al piano utilitaristico e produttivo. Il dare e il ricevere permettono una sorta di vaccinazione verso l’egoismo e l’egocentrismo. Allontanarsi dalla logica del dono conduce l’uomo a credere «di essere il solo autore di se stesso, della sua vita e della società. È questa una presunzione, conseguente alla chiusura egoistica in se stessi, che discende – per dirla in termini di fede – dal peccato delle origini» (n. 34).

Il peccato originale, come chiave di lettura dei fatti sociali, indica che la natura dell’uomo, incline al male, è alla base di gravi errori nei più diversi campi, dall’educazione alla politica, dall’azione sociale ai costumi. «All’elenco dei campi in cui si manifestano gli effetti perniciosi del peccato, si è aggiunto ormai da molto tempo anche quello dell’economia. Ne abbiamo una prova evidente anche in questi periodi». L’errore di fondo consiste nel credere alla propria autosufficienza, giungendo «a far coincidere la felicità e la salvezza con forme immanenti di benessere materiale e di azione sociale». Questo è il primo passo di un percorso che conduce a sostenere l’estraneità o addirittura la distruttività della morale in campo economico. Assicurare la giustizia in campo sociale con questi presupposti diventa impossibile.

Esiste però un’altra lettura, quella legata alla speranza cristiana, che «è invece una potente risorsa sociale a servizio dello sviluppo umano integrale, cercato nella libertà e nella giustizia. La speranza incoraggia la ragione e le dà la forza di orientare la volontà. È già presente nella fede, da cui anzi è suscitata. La carità nella verità se ne nutre e, nello stesso tempo, la manifesta. Essendo dono di Dio assolutamente gratuito, irrompe nella nostra vita come qualcosa di non dovuto, che trascende ogni legge di giustizia».