93. “Caritas in Veritate”. L’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amore

Ogni azione sociale implica una dottrina” al fine di orientare l’agire comune ed evitare sforzi inefficaci e sproporzionati rispetto ai risultati  aggiunti. Guidare i processi, soprattutto i più complessi, significa affrontare il valore del rapporto tra sapere e carità.

Sembra un’affermazione scontata quella riportata nel titolo e certamente, in termini generali, è facilmente vera e riscontrabile in molteplici situazioni. L’indicazione, del resto, è decisamente impegnativa se le questioni poste sul tappeto riguardano temi economici e sociali. La complessità a loro riferita richiede un approccio e un’attenzione davvero profonda e qualificata. Principi, competenze, valori, cultura, tutti elementi che occorra convergano verso un’unica sintesi nel tentativo di guidare i processi storici, soprattutto nei momenti di grande cambiamento; il sapere umano è quindi imprescindibile nell’ambito dell’esercizio del difficile compito di comprendere la scelta da prendere.

Il sapere stesso, aggiunge il Pontefice, non può, a sua volta, prescindere dalla carità: «La carità non esclude il sapere, anzi lo richiede, lo promuove e lo anima dall’interno. Il sapere non è mai solo opera dell’intelligenza. Può certamente essere ridotto a calcolo e ad esperimento, ma se vuole essere sapienza capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi, deve essere “condito” con il “sale” della carità» (n. 30). L’Enciclica usa una significativa metafora per rendere bene l’idea: senza il sapere, il fare è cieco, senza amore il sapere è sterile. Interdisciplinarietà e carità, sembrerebbero le due gambe sulle quali occorre che “la dottrina” di riferimento ispiri le scelte operative, infatti, secondo Papa Benedetto XVI, «far interagire i diversi livelli del sapere umano» permette di guardare con fiducia alla promozione di un vero sviluppo dei popoli.

Conoscere e capire è il necessario passo da compiere per scegliere, ma non è sufficiente affinché l’azione possa considerarsi legittima. Il Papa a questo proposito afferma: «La carità non è un’aggiunta posteriore, quasi un’appendice a lavoro ormai concluso delle varie discipline, bensì dialoga con esse fin dall’inizio. Le esigenze dell’amore non contraddicono quelle della ragione. Il sapere umano è insufficiente e le conclusioni delle scienze non potranno indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell’uomo. C’è sempre bisogno di spingersi più in là: lo richiede la carità nella verità». Ricerca scientifica e valutazioni morali devono quindi procedere insieme, crescere nella costruzione di un sistema armonico e interdisciplinare unito dalla fiducia e dalla pratica della carità.

Uno dei modi in cui la carità si coniuga all’interno di questo delicato ma fecondo rapporto, è lo sviluppo della Dottrina Sociale della Chiesa. Essa svolge una straordinaria funzione in ordine alla interdisciplinarietà tra fede, teologia, metafisica e scienze in modo che ciascuno di questi importanti ambiti di riflessione trovi il loro posto entro una collaborazione a servizio dell’uomo. Il mancato riferimento dello sviluppo umano alla sapienza, come ricordava Papa Paolo VI, è tra le cause del sottosviluppo.

Chiudersi in un’ottica settoriale tanto da escludere l’approfondimento da parte delle Scienze Umane della metafisica, continuare a costruire muri tra le scienze e la teologia, produce danno e ritardo nello sviluppo dei popoli, «perché, quando ciò si verifica, viene ostacolata la visione dell’intero bene dell’uomo nelle varie dimensioni che lo caratterizzano. L’allargamento del nostro concetto di ragione e dell’uso di essa è indispensabile per riuscire a pesare adeguatamente tutti i termini della questione dello sviluppo e della soluzione dei problemi socio-economici» (n. 31). Al contrario, ispirarsi ad una sinergia disciplinare permeata dalla carità, è la credibile indicazione che davvero consentirebbe lo sviluppo di un’adeguata dottrina capace di ispirare l’agire a servizio del bene comune e dello sviluppo dei popoli.