8. Il bene comune secondo la “Gaudium et spes”

2. “L’ordine delle cose deve essere subordinato all’ordine delle persone e non l’inverso”.

Seconda sollecitazione relativa alla “Gaudium et spes”, uno dei documenti più importanti del Concilio Vaticano II.

Il respiro che si avverte in tutti i documenti del Concilio è di carattere universale, e non poteva essere diversamente, ma spesso si coglie quell’importante dimensione profetica che non può che essere riferita all’azione dello Spirito. Una delle tante considerazioni che apre a questa prospettiva, in riferimento alla “Gaudium et spes”, riguarda il senso del bene comune: “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”. Questa definizione di bene comune riportata nella Costituzione pastorale già ha in sé una portata enorme se solo fosse riconosciuta e seguita convintamente anche nelle piccole comunità, ma lascia tutti perplessi se invece, come il Concilio indica, deve confrontarsi con la dimensione universale dove nessun uomo è escluso, anzi, ne viene qualificata l’appartenenza solo in quanto detentore di diritti naturali propri di ciascun uomo. La dimensione globalizzata dell’esistenza riecheggia in queste parole. A partire da ciò, poco resterebbe da dire, se davvero le scelte politiche ed economiche considerassero con serietà e coerenza una tale definizione, infatti in questa direzione sembra scontato che «ogni gruppo deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi, anzi del bene comune dell’intera famiglia umana». Queste parole aprono in realtà ad una discussione importante legata all’accesso alle risorse di dispone ogni società, un vero e proprio tema di Scienze Sociali. Per quanto la disuguaglianza, per alcuni aspetti, può essere funzionale sia allo sviluppo che alla stabilità dell’ordine sociale, l’aberrazione di questo principio comporta dolore e sofferenza per coloro i quali, pur appartenendo alla grande famiglia umana, pur essendo portatori degli stessi diritti naturali, si ritrovano ad essere poveri, e non solo economicamente. Sembra banale, quasi una “barzelletta” che in mondo civilizzato e a duemila anni dalla venuta di Cristo, occorre ancora ricordare e ribadire che “sia reso accessibile all’uomo tutto ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l’abitazione, il diritto a scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, il diritto all’educazione, al lavoro, alla reputazione, al rispetto, alla necessaria informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso”; principi costituzionali. E’chiaro che si vuole richiamare l’assoluto valore della persona, solo in tal modo si può capire e rispettare l’idea che “l’ordine delle cose deve essere subordinato all’ordine delle persone e non l’inverso”. Una tale affermazione è in fondo riprendere, in un altro registro esperienziale, la parola del Signore quando parla del sabato, giorno fatto per l’uomo e non viceversa, si tratta di un percorso di radicale cambiamento sociale e di mentalità. Occorre per questo una profonda e convinta attenzione alla cultura spirituale, in questo senso lo slancio e le iniziative dirette alle giovani generazioni sono essenziali, perché in tal modo si scommette sul futuro e non si vanifica il passato e gli errori che in esso sono rintracciabili nella storia dell’uomo. «Ma a tale senso di responsabilità, l’uomo giunge con difficoltà se le condizioni della vita non gli permettono di prender coscienza della propria dignità e di rispondere alla sua vocazione, prodigandosi per Dio e per gli altri. Invero la libertà umana spesso si indebolisce qualora l’uomo cada in estrema indigenza» è quindi compito degli uomini di buona volontà e ancor più di coloro che sono impegnati in politica e nelle istituzioni, attuare questi principi piuttosto che semplicemente accettarli e apprezzarli, facendoli però rimanere lettera morta. «Si può pensare legittimamente che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza»., ciò è compito di tutti e ancor più di coloro che detengono un potere sociale, economico, politico e comunicativo notevole.