63. “Evangelium Vitae”. La nuova cultura della vita umana

La famiglia, Santuario della vita, è particolarmente coinvolta nel vivere e trasmettere il Vangelo della vita.

Giovanni Paolo II mette al centro della riflessione nella “Evangelium Vitae” il tema della vita approfondendolo da numerosi punti di vista. L’argomento tocca tutto l’agire umano e ogni categoria sociale possibile, per questo riveste un valore unico nell’ambito di una riflessione esistenziale a cui nessun uomo può sottrarsi.

Il Vangelo rappresenta il punto di riferimento insostituibile a cui guardare e ispirarsi per ridurre la complessità dell’argomento alla semplicità disarmante dell’amore e del rispetto dell’altro, ovvero il prossimo in cui Dio stesso di manifesta. Ecco la chiave di lettura da utilizzare per iniziare un serio confronto con questioni delicatissime che toccano l’animo di tutti perché in tutti, e in tutto ciò che ci circonda, scorre la vita. Sono stati numerosi gli aspetti affrontati e confrontati con il senso e il valore della vita, interpretata in chiave cristiana, in questa rubrica. Nel presente articolo vorremmo sinteticamente ricordare cosa l’Enciclica afferma circa il rapporto tra vita, famiglia e anziani. Il tema viene subito preso di “petto”, senza tentennamenti, richiamando tutti i fedeli alla dimensione della preghiera, capace di coniugare l’Essere e il Fare.

La famiglia con la preghiera celebra il Vangelo della vita, «(…) con essa loda e ringrazia il Signore per il dono della vita ed invoca luce e forza per affrontare i momenti di difficoltà e di sofferenza, senza mai smarrire la speranza» (n. 93). La famiglia è il luogo in cui amore e donazione sono realtà quotidiane e ordinarie, aspetti tesi alla qualificazione e difesa di ogni forma di espressione e realizzazione di sé. L’aspetto educativo è quindi qualificare le dinamiche familiari, ma in esso si rintraccia anche una particolare modalità di espressione della solidarietà «(…) come attenzione premurosa, vigile e cordiale nelle azioni piccole e umili di ogni giorno» (n. 93).

L’ordinarietà della vita famigliare esalta l’amore tra consanguinei ma ci chiama anche ad una solidarietà che supera i confini dei rapporti definiti solo dai legami naturali, il Papa richiama infatti il valore di ogni forma di adozione e affidamento di bambini abbandonati dai genitori o comunque in situazioni di grave disagio, ed afferma che «(…) Tra le forme di adozione, merita di essere proposta anche l’adozione a distanza, da preferire nei casi in cui l’abbandono ha come unico motivo le condizioni di grave povertà della famiglia. Con tale tipo di adozione, infatti, si offrono ai genitori gli aiuti necessari per mantenere ed educare i propri figli, senza doverli sradicare dal loro ambiente naturale» (n. 93). Il Vangelo della vita vissuto in famiglia chiama in causa anche un’altra importante attenzione, quella dedicata agli anziani. L’emarginazione o il rifiuto degli anziani è assolutamente intollerabile, è un’offesa profonda alla persona stessa, una chiara espressione di mancanza di gratitudine, ma ancor più una svalorizzazione pericolosa di coloro che rappresentano punti di riferimento essenziali per le future generazioni. Non esiste futuro senza comprensione del passato, dimenticare i nostri anziani significa abbandonare i nostri giovani. È quindi una ferita personale e sociale la mancanza di attenzione e cura verso soggetti deboli e fragili come gli anziani.

Il Pontefice parla della necessità di un patto generazionale che esprime e sintetizza in sé tanti e importanti aspetti collegati alla fede, alla morale e alla sociatà: «(…) È importante, perciò, che si conservi, o si ristabilisca dove è andato smarrito, una sorta di “patto” tra le generazioni, così che i genitori anziani, giunti al termine del loro cammino, possano trovare nei figli l’accoglienza e la solidarietà che essi hanno avuto nei loro confronti quando s’affacciavano alla vita: lo esige l’obbedienza al comando divino di onorare il padre e la madre (cf. Es 20, 12; Lv 19, 3). Ma c’è di più. L’anziano non è da considerare solo oggetto di attenzione, vicinanza e servizio. Anch’egli ha un prezioso contributo da portare al Vangelo della vita. Grazie al ricco patrimonio di esperienza acquisito lungo gli anni, può e deve essere dispensatore di sapienza, testimone di speranza e di carità» (n. 94).

Famiglia quindi come culla ed espressione più alta del Vangelo della vita, nella quale si ritrovano e si confrontano tutti i soggetti sociali che costruiscono e si impegnano per il bene comune. Giovanni Paolo II riconosce alla famiglia, Santuario della vita, la particolare vocazione del “servire la vita”, attenzione non sempre facile o agevolata dalle condizioni economiche, sociali e culturali in cui si esprime. Per questo il Papa ricorda quanto sia importante che «(…) Le società e gli Stati le devono assicurare tutto quel sostegno, anche economico che è necessario perché le famiglie possano rispondere in modo più umano ai propri problemi. Da parte sua la Chiesa deve promuovere instancabilmente una pastorale familiare capace di stimolare ogni famiglia a riscoprire e vivere con gioia e con coraggio la sua missione nei confronti del Vangelo della vita» (n. 94).