Dell’invitare il Vescovo a farsi i fatti propri…

Non ho avuto la sfortuna di vivere negli anni in cui da entrambe le sponde del Tevere si “invitavano” i preti scomodi a restare in sacrestia per occuparsi della cura delle anime. Né mai avrei pensato di dover assistere ad una riedizione di tale invito (fatto dal Sindaco al nostro Vescovo per la vicenda Comifar) dopo il rinnovamento teologico pastorale avviato nella Chiesa dal Concilio Vaticano II. I cristiani sono stati da esso stimolati a partecipare alle vicende umane, consapevoli che è l’uomo nella sua interezza di anima e corpo ad essere destinatario della salvezza realizzata da Cristo. Lui si rivolgeva sempre alla persona umana nella sua integralità, tanto che la Sua condivisione per i bisogni dei malati e dei poveri, la sua attenzione agli Ultimi della società, viene presentata nel Vangelo come il segno fondamentale della presenza del Regno di Dio nel cuore degli uomini e nella storia dell’umanità intera.

Invitare un Vescovo a farsi i fatti propri significa chiedergli di venir meno al compito principale di ogni cristiano, ancor più cogente per un pastore, di mettersi al servizio del prossimo, di camminare al suo fianco facendo proprie le ansie ed i problemi dei più deboli della nostra società.

Non intendo entrare nel merito della vicenda Comifar né nei rapporti tra i soci della ASM, cosa che verrà fatta in altre sedi, ma fare soltanto una breve riflessione su quella che viene prospettata come “inderogabile necessità di produrre utili” da parte di un’ azienda municipalizzata che, a mio parere, dovrebbe porsi l’obiettivo di promuovere il benessere dell’intera comunità e non di singoli soggetti. Ormai l’idolo del mercato, odierna traduzione del dio Mammona, ha ottenebrato le nostre menti ed i nostri cuori facendoci diventare vittime e schiavi di un falso miraggio: la ricchezza ottenuta anche sulla pelle di milioni di esseri umani. Moralismo? Forse, però il tesoro di cui parlano i Vangeli non è il denaro, ma la ricchezza e l’autenticità delle relazioni umane. Un cristiano non dovrebbe mai dimenticarlo.