37. I fondamentali: da Leone XIII alla “Centesimus annus”

Benedetto XVI ha voluto ricordare il bicentenario della nascita di Papa Leone XIII, al secolo Vincenzo Pecci, nato nel 1810 a Carpineto romano, il cui pontificato è legato alla Rerum Novarum (1891). L’Enciclica è stata ripresa e sviluppata molte volte dai successori dell’iniziatore della Dottrina sociale della Chiesa e anche papa Giovanni Paolo II nel 1991 non fece mancare il proprio contributo. La coincidenza di eventi, visto che in questi ultimi due numeri stiamo trattando proprio la Centesimus annus, ci spinge a fare qualche parallelo e attualizzazione più che qualche approfondimento, che invece continueremo nei prossimi articoli. Rilevare i punti in comune non è solo una’operazione di analisi contenutistica, è prima di tutto far emergere quegli elementi essenziali e irrinunciabili a cui fare riferimento ogni volta che ci si spinge nel campo del rapporto tra Chiesa e società. Sono elementi che permettono di edificare una prospettiva capace di fare sintesi tra le diverse e legittime pretese della concreta realtà con la quale ogni uomo deve confrontarsi per guadagnarsi “il pane quotidiano”, e l’universale anelito verso un orizzonte più vasto legato al riconoscere la mano di Dio padre in ogni aspetto della vita. Uno sforzo di tal genere consente di cogliere ciò che fa da cerniera a questi due aspetti: il riconoscimento del valore, unico e irripetibile di ogni uomo, la sua dignità. Prospettiva impegnativa, ma la sola che davvero convince e non delude ne tramonta al confronto con tutte le possibili ideologie e sistemi di potere fin’ora sperimentati dall’umanità. Quali quindi le indicazioni di fondo, i cosiddetti fondamentali della “Dottrina sociale”? Certamente è il sabato che è stato pensato per l’uomo e non l’uomo per il sabato, parafrasando, è l’economia che è al servizio dell’uomo e non viceversa. Il lettore perdonerà una mia personale digressione che raramente mi permetto vista l’impostazione fin qui seguita. Forse basterebbe il semplice e inoppugnabile riferimento di cui appena sopra per aprire una discussione alta, profonda e ampia che in un battito di ciglia riuscirebbe a mettere in crisi il senso e l’opera dei tagli effettuati a comparti importanti e strategici dell’economia nazionale: con i tagli lineari non si guarda a fondo e si “butta il bambino con l’acqua sporca”, non si guarda alla vita del singolo e al valore progettuale che ciascuna scelta personale e comunitaria deve avere a breve e medio termine… l’importante è che i numeri tornino, che alla fine si giunga agli obiettivi previsti. Quanto orrore in una logica di tal genere, logica antievangelica o, più semplicemente, antiumana. Lo spreco va negato, il sacrificio va affrontato ma mai a discapito dell’unico bene che conta, quello comune, il bene di tutti quindi e non quello di pochi, anzi, pochissimi. È il rispetto della dignità umana la bussola da seguire, ieri come oggi. I numeri quindi a servizio dell’uomo e non viceversa, mi permetto di dire, le banche al servizio dell’uomo e non viceversa. A ciò si deduce che solo una convinta scelta di campo, quella legata alla difesa e promozione dei valori universali iscritti nel diritto naturale, si può procedere e scommettere nel futuro, anche in tempi di crisi, in tempi difficili come quello che stiamo attraversando. Tale pretesa deve essere posta in modo forte perché oggi, più che mai, siamo di fronte ad un nuovo ordine mondiale che si va costruendo. La pretesa? Quella di sempre, quella evangelica: al centro ci sia l’uomo, non l’economia; non è certo solo una questione di principio, ma per chi non l’avesse capito e ancora gioca a fare il grande capitalista senza regole, tale scelta è essenziale per la sopravvivenza dell’umanità secondo uno standard che chiamiamo civiltà e non secondo barbarie, basta infatti pensare al fallimento dell’economia di carta, conseguenza dell’aver messo nelle mani di piccolissimi ma potentissimi gruppi di potere, la possibilità di orientare i mercati e scrivere la storia dell’intero globo. Una politica economica e sociale degna di questo nome è ancora un miraggio. Le pagine dei giornali mai come oggi, copiosamente, mettono in risalto con raccapricciante ordinarietà, casi disperati di gente normale, onesta e capace che deve fare i conti con disoccupazione, mal occupazione ingiustizie. In una parola: disperazione. Eppure i cattolici, quelli doc, hanno tanto a cui attingere per correggere il tiro… Leone XIII ed è nato duecento anni or sono.