26. Sollicitudo Rei Socialis: Una lettura teologica dei problemi moderni nell’enciclica

Prosegue il nostro appuntamento con la Dottrina sociale della Chiesa, senza pretese di completezza ma con l’intento di fornire qualche spunto di riflessione, continua quindi con questo articolo l’analisi dell’Enciclica “Sollicitudo rei socialis” del venerabile papa Giovanni Paolo II. Dopo aver spiegato la novità dell’Enciclica, a partire dalla valorizzazione dei precedenti documenti del magistero, il papa tratta il tema dell’autentico sviluppo umano, oggetto dell’ultimo articolo, chiarendo che solo con il cambiamento degli atteggiamenti culturali e con lo sviluppo di nuove categorie morali quali l’interdipendenza, la solidarietà, la corresponsabilità, l’unità, la comunione, la convivenza sociale si può sperare di promuovere in modo opportuno il vero sviluppo dei popoli e cambiare la vita degli uomini della terra. Indubbiamente ciascuna delle categorie appena sopra meriterebbe un approfondimento a parte e ci riserviamo di farlo in futuro, ma ciò che funge da comun denominatore a tutte quante, e che diventa quindi essenziale per qualsiasi altra considerazione, è la dimensione morale insista nell’idea di sviluppo. Tale aspetto è subito ricordato nell’Enciclica quando si passa ad analizzare i problemi moderni secondo una prospettiva teologica e la prima responsabilità che il papa individua e afferma con estrema chiarezza e durezza, riguarda la mancata volontà politica internazionale a superare le situazioni che impediscono un sano sviluppo culturale e economico in quelle zone del mondo dove la povertà e lo sfruttamento sono ormai esperienze congenite. Queste la parole di Giovanni Paolo II al n.35: “Per superare i meccanismi perversi, sopra ricordati, e sostituirli con nuovi, più giusti e conformi al bene comune dell’umanità, è necessaria un’efficace volontà politica. Purtroppo, dopo aver analizzato la situazione, occorre concludere che essa è stata insufficiente”. È quindi palese rifiutare un’ottica che individui le cause del sottosviluppo solo in riferimento a fattori economici, ma sollevare la questione morale soprattutto quando i rimedi e i progressi scientifici e tecnici, che dovrebbero essere patrimonio dell’umanità, non vengono resi disponibili alla stessa, tutt’altro, diventano oggetto di ricatto e sfruttamento. Perché i frutti dell’ingegno umano possano diffondersi e aiutare gli uomini, tutti gli uomini, a migliorare la propria esistenza, le categorie dell’interdipendenza e della solidarietà sono le coordinate per giungere alla stella polare del bene comune. In quest’ottica, sottolinea il papa al n. 36, “un mondo diviso in blocchi, sostenuti da ideologie rigide, dove, invece dell’interdipendenza e della solidarietà, dominano differenti forme di imperialismo, non può che essere un mondo sottomesso a «strutture di peccato»” . Ma le strutture sono create dagli uomini, collegate quindi ad “atti concreti delle persone”, si radicano pertanto nelle scelte personali, nel peccato, scelte collegate ad altre ed in tal modo le strutture “si rafforzano, si diffondono e diventano sorgente di altri peccati, condizionando la condotta degli uomini”. Ecco quindi una modalità d’osservazione che vale la pena considerare quando ci si cimenta nell’analisi del mondo dei problemi del mondo contemporaneo.