24. Sollicitudo Rei Socialis: I presupposti che aprono alle riflessioni nel documento

«In un mondo diverso, dominato dalla sollecitudine per il bene comune di tutta l’umanità, ossia dalla preoccupazione per lo «sviluppo spirituale e umano di tutti», anziché dalla ricerca del profitto particolare, la pace sarebbe possibile come frutto di una “giustizia più perfetta tra gli uomini”»

L’Enciclica “Sollecitudo Rei Socialis” è stata pubblicata il 30 dicembre 1987 a vent’anni dalla Populorum Progressio di papa Paolo VI. Il tema centrale trattato da papa Giovanni Paolo II riguarda la questione sociale in rapporto allo sviluppo e al progresso, continuando così il filo rosso inaugurato da Leone XIII nel 1891 con la Rerum Novarum. Nell’introduzione al documento il papa ricorda i contributi precedenti sul tema trattato, soffermandosi in particolare proprio su papa Paolo VI del quale sembra ereditare il testimone. Giovanni Paolo II continua e sviluppa il pensiero del suo autorevole predecessore con l’intenzione di rapportarlo agli ’80, sostenendo non solo “la necessità di una concezione più ricca e differenziata dello sviluppo” ma anche di indicarne “alcune forme di attuazione” . Tale legittima aspettativa non può trovare una precisa collocazione e praticabilità se non attraverso una precedente e attenta analisi del mondo contemporaneo e una lettura dei problemi teologici moderni: due capitoli importanti dell’Enciclica. La concezione dell’autentico sviluppo umano è il nucleo del documento e punto di riferimento a cui guardare per capire il vero senso dei particolari orientamenti successivamente esposti. Un punto di riferimento che non prescinde dalla rassicurante ma anche impegnativa affermazione di Paolo VI “Lo sviluppo è il nuovo nome della Pace”. Sullo sfondo, drammaticamente, i problemi di sempre già presentati da Paolo VI: “come giustificare il fatto che ingenti somme di danaro che potrebbero e dovrebbero essere destinate a incrementare lo sviluppo dei popoli, sono invece utilizzate per l’arricchimento di individui o di gruppi, ovvero assegnate all’ampliamento degli arsenali di armi, sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo, sconvolgendo così le vere priorità?”. E ancora: “Se «lo sviluppo è il nuovo nome della pace», la guerra e i preparativi militari sono il maggior nemico dello sviluppo integrale dei popoli”. E più ancora: “siamo invitati a rivedere il concetto di sviluppo, che non coincide certamente con quello che si limita a soddisfare le necessità materiali mediante la crescita dei beni, senza prestare attenzione alle sofferenze dei più e facendo dell’egoismo delle persone e delle Nazioni la principale motivazione. (…) Al contrario, in un mondo diverso, dominato dalla sollecitudine per il bene comune di tutta l’umanità, ossia dalla preoccupazione per lo «sviluppo spirituale e umano di tutti», anziché dalla ricerca del profitto particolare, la pace sarebbe possibile come frutto di una «giustizia più perfetta tra gli uomini»”. Un percorso interessante e profondo tramite il quale, con semplicità e acutezza, il venerabile Giovanni Paolo II conduce il fedele nell’afferrare un’idea di sviluppo più aderente e attenta alle problematiche del tempo tanto da richiamare, come sempre del resto, gli echi profetici che rimandano all’azione dello Spirito. Un percorso che tenteremo di fare con rispetto e attenzione nei prossimi articoli.

2 thoughts on “24. Sollicitudo Rei Socialis: I presupposti che aprono alle riflessioni nel documento”

  1. Paolo

    Trovo straordinario il fatto che ancora oggi qualcuno parli delle enciclche sociale di Giovanni Paolo II dopo che i vaticanisti le hanno praticamente liquidate considerandol superate……Grazie

    1. Alessio

      … ho visto solo or il commento.
      Prego. Soprattutto grazie della Sua attenzione, c’è molta più gente di quanto forse si pensa, molto attenta alle riflessioni del magistero sulle questioni che interrogano l’uomo.

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