La palestra di via San Liberatore intitolata al pugile reatino Paolo Rosi, “il bombardiere calvo”

Per onorare la memoria di Paolo Rosi, sabato 3 febbraio, grazie all’iniziativa degli enti preposti, del Liceo Classico cittadino e di un gruppo di sportivi e giornalisti reatini, al pugile verrà intitolata la gloriosa palestra di via San Liberatore, additandolo come esempio di attaccamento ai valori più genuini dello sport e di fedeltà ideale alla terra natia.

Paolo Rosi era nato nel cuore di Rieti, a via Sant’Anna, nel gennaio 1928 e conobbe il pugilato grazie agli insegnamenti del maestro Umberto Santini che, nella palestra di San Liberatore, lo allenò già da adolescente.

Esordì tra i professionisti nel gennaio 1951 (l’8 febbraio 1951 combatté per la prima volta sul ring reatino del “Flavio Vespasiano”contro Salvatore Furciniti) e fino all’aprile 1952 si distinse nella categoria dei pesi leggeri tra i migliori pugili italiani: poi la partenza per gli USA e il battesimo sul ring del Madison Square Garden di New York dove, nel dicembre 1952, demolì in tre riprese il colored Jimmy Wilde.

Quella sera nacque l’epopea del Bombardiere Calvo come Rosi verrà chiamato e ricordato negli annali pugilistici mondiali.

Conobbe i più importanti ring statunitensi annientando famosi pugili come Johnny Busso, Bobby Scanlon, Johnny Gonsalves e il futuro campione del mondo dei superpiuma, il filippino Flash Elorde.

La sconfitta per ferita contro il mitico cubano Orlando Zulueta fu il primo campanello d’allarme per quel reatino, giunto in America deciso a sfidare la boxe d’oltre Oceano e che si presentava sul quadrato con la scrittaRIETI ITALY sull’accappatoio.

Ma fu grazie alla vittoria contro la speranza del boxingamericano, Frankie Ryff (cui inflisse un micidiale ko alla terza ripresa) che ebbe la possibilità di giocarsi il titolo mondiale dei pesi leggeri sfidando il campione della Louisiana, Joe Brown, nella bolgia della Uline Arena di Washington la sera del 3 giugno 1959.

A Rieti, tra piazza del Comune e Porta d’Arce (dove Rosi aveva abitato per dodici anni), in quell’alba del 4 giugno tutta la città era incollata alla radio per seguire il match. Purtroppo, una maledetta ferita impedì a Paolo Rosi di strappare a Brown la corona mondiale dei leggeri: alla nona ripresa si dovette fermare, pur essendo in vantaggio di tre punti sul cartellino del giudice-arbitro (un altro vedeva Brown avanti di due punti, mentre per quello americano c’era perfetta parità). Fu una pesante battuta d’arresto, nonostante altre cinque vittorie e qualche sconfitta ai punti con avversari come Eddie Perkins, Carlos Ortiz, Jackie Donnelly (ma nel primo incontro cui seguì una netta vittoria a Boston).

La carriera di Paolo Rosi si concluderà il 16 giugno 1962 con l’unico vero ko subìto da Rosi contro il giovanissimo venezuelano Carlos Hernandez (poi campione del mondo dei superleggeri).

Il suo ruolino finale parlava di 49 incontri disputati con 37 vittorie (di cui 15 per k.o.), 10 sconfitte (5 ai punti, 4 per ferita, 1 per ko) e 2 pareggi.
Il prestigioso ranking di BOXE.REC che racchiude i 920 migliori pesi leggeri del XX secolo lo collocherà al 159° posto assoluto e terzo degli italiani di tutti i tempi, dietro Cleto Locatelli e Giordano Campari.

Sposatosi con la signora Barbara da cui ebbe tre figli, Paolo Rosi tornò a Rieti per l’ultima volta nel 1997 per partecipare alla Processione di Sant’Antonio da cui mancava da ben quarantacinque anni. Morì a Stamford (Connecticut) il 20 gennaio 2004.