1° maggio, il Vescovo di Rieti: «trovare nel lavoro una vocazione»

Con amicizia mi sento di accogliere quanti parteciperanno alla manifestazione del primo maggio a Rieti e rivolgo ai segretari confederali e alle autorità il mio saluto.

La scelta della nostra città per questa manifestazione è dettata senz’altro dalla crisi economica gravissima che interessa il nostro territorio, ma più ancora tante nostre famiglie e tantissimi giovani, che percepiscono di non avere prospettive.

Mi permetto di sottolineare soltanto due semplici concetti che mi stanno a cuore come Vescovo e come Cittadino: ritengo che i soli criteri economici e le strategie di politica del lavoro siano insufficienti per uscire da questo tunnel che sembra infinito.

È necessario recuperare sobrietà, anzitutto da parte della politica, capacità educativa delle giovani generazioni da parte della famiglia e della scuola, un modo più concreto di attuare nella vita pratica princìpi e valori troppo spesso solo enunciati e a volte sbandierati.

In secondo luogo, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di San Giuseppe lavoratore, auspico che ciascuno trovi nel lavoro non solo un modo per poter vivere o sopravvivere, ma soprattutto una vocazione da coltivare e una realizzazione delle proprie potenzialità e del proprio valore da mettere a servizio di tutti.